Giornata di dati macro per gli Usa: oltre due milioni di disoccupati e Pil trimestrale in calo
Oltre 2,1 milioni di richieste di disoccupazione nell’ultima settimana, ma con le prime riaperture sempre più gente torna a lavoro. Scende del 5% l’economia Usa nei primi tre mesi del 2020, ma Wall Street apre in positivo
Nel giorno in cui le vittime di Covid-19 negli Stati Uniti hanno sperato la soglia delle 100 mila unità, i dati macro sul Pil preliminare del primo trimestre e sulle richieste di disoccupazione pervenute al Labor Department non smorzano l'ottimismo di Wall Street: il peggio della crisi sembra ormai alle spalle.
Quanti sono i nuovi disoccupati negli Usa?
La settimana che si è conclusa lo scorso 23 maggio ha visto 2,123 milioni di nuove domande per ricevere un sussidio di disoccupazione da parte di altrettanti cittadini Usa. Il numero, in costante discesa rispetto al massimo della settimana che si è conclusa il 28 marzo (quando in sette giorni arrivarono oltre sei milioni di richieste di disoccupazione) si conferma comunque superiore non solo rispetto a qualsiasi altra crisi che gli Usa abbiano affrontato dal dopoguerra in poi, ma anche alle previsioni degli analisti – che avevano calcolato 2,1 milioni di nuovi disoccupati. Rivisto al rialzo anche il numero delle domande della settimana scorsa, passate da 2,438 milioni a 2,446. In totale, dall’inizio della pandemia hanno perso il lavoro 40,7 milioni di cittadini statunitensi.
Si tratta di un numero ancora alto, nonostante ormai da settimane la fase più acuta della pandemia di coronavirus sembri ormai passata e, dunque, le misure di lockdown e lo stop delle attività economiche non essenziali abbiano iniziato ad essere alleviate.
Scende in compenso a 2,608 milioni di disoccupatila media a quattro settimane, in linea con il trend negativo che segue l’evolversi della pandemia di Covid-19. Eppure, il lento calo del numero dei disoccupati fa temere l’ondata di licenziamenti da parte del settore privato: tutte le piccole e medie imprese e attività che non sono state o non saranno in grado di riaprire – a cui si aggiungono però anche alcune multinazionali: solo ieri Boeing ha annunciato 12 mila posti di lavoro in esubero negli Stati Uniti e ne programma altri nei prossimi mesi.
Si abbassa tuttavia il numero delle richieste continue, aggiornato al 16 maggio, che passano da oltre 24 milioni a 21,05 milioni. Si tratta del numero di persone che, da quando hanno inoltrato la richiesta per un sussidio di disoccupazione, continuano a percepirlo da almeno due settimane. Il dato in discesa sulle richieste continue mette dunque in luce il lato positivo dell’allentamento delle misure di lockdown – ovvero che, nelle ultime settimane, almeno 3,86 milioni di persone sono tornate a lavorare.
La prossima settimana sarà la volta della pubblicazione dei non-farm payrolls, in grado di fornire informazioni più precise sul tasso di disoccupazione di maggio. Al momento, gli analisti si aspettano un balzo dal 14,7% di aprile a quasi (se non oltre) il 20%.
Come ha reagito l’economia Usa alla crisi coronavirus?
Se le notizie provenienti dal Department of Labor della Casa Bianca non sono incoraggianti come previsto, ma lasciano comunque intravedere segnali di ottimismo, similmente accade nel Bureau of Economic Analysis, che oggi ha rilasciati dati preliminari sul Pil statunitense del primo trimestre 2020.
Nei primi tre mesi del 2020, il Pil degli Stati Uniti si è contratto del 5% rispetto al trimestre precedente, quando aveva segnato un rialzo di oltre il 2%. D’altra parte un simile ribasso era ampiamente atteso – gli analisti si aspettavano una contrazione del 4,8%, non molto inferiore al dato effettivo.
Come hanno reagito gli indici Usa?
I dati macro non sembrano ave impattato pesantemente sull’apertura di Wall Street, dove gli indici appaiono contrastati. A fronte dei timidi rialzi sul Dow Jones (+0,22%, a 25.604,13 punti) e dell’S&P 500 (+0,33%, anche qui sopra la soglia psicologica dei 3.000 punti), a perdere inizialmente terreno è il Nadsaq, dopo gli attacchi da parte del presidente Usa Donald Trump alle piattaforme social, in particolare Twitter, che per il Tycoon limiterebbero la libertà di parola – soprattutto dei politici repubblicani. La firma di un ordine esecutivo per regolamentare i social è attesa oggi.
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