Hong Kong, Pil in contrazione per la prima volta in 10 anni
Le proteste, che ormai proseguono da circa cinque mesi, cominciano a far sentire il proprio impatto sull’economia dell’ex colonia, che entra ufficialmente in recessione
Il risultato era chiaramente atteso, soprattutto dopo cinque mesi di proteste diffuse nell’intera città di Hong Kong. Per la prima volta dal 2009, il Pil dell’ex colonia britannica registra una contrazione: il terzo trimestre si chiude con un risultato di - 3,2% su base destagionalizzata, in linea con le attese; mentre, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, il prodotto interno lordo è diminuito del 2,9%.
Il governo ha inoltre rivisto le stime sulla crescita, ma neanche in questo caso i numeri sono incoraggianti: nel futuro ci si aspetta un’ulteriore contrazione dell’1,3%, mentre ad agosto si sperava ancora in un incremento (sebbene contenuto, non oltre l’1%).
La conseguenza di mesi di proteste
Hong Kong, tra le principali economie asiatiche, entra quindi ufficialmente in recessione tecnica. Prevedibile, per un territorio vessato da mesi da proteste in strada che si fanno sempre più violente – solo qualche giorno fa si è registrata la prima vittima, uno spazzino di 70 anni rimasto coinvolto negli scontri tra la polizia e i manifestanti.
Le autorità governative stanno prendendo misure sempre più restrittive per contenere il movimento di protesta. Si parla ormai di coprifuoco, per quanto le conseguenze potrebbero essere ancora peggiori di quanto registrato finora. Il primo effetto l’ha scontato il settore turistico (meno turisti, meno consumi), ma non solo: con le proteste diffuse in tutta l’area urbana, a risentirne sono anche i negozi e, in generale, le vendite.
“Nel terzo trimestre la domanda interna è peggiorata in maniera significativa, poiché gli incidenti locali hanno provocato un aumento dei prezzi nelle attività legate ai consumi e le prospettive economiche contenute hanno pesato sui consumi e sul sentiment degli investitori”, hanno comunicato con una nota fonti governative.
Perché i cittadini di Hong Kong stanno protestando?
È iniziato tutto con la proposta di un emendamento sulla legge che intendeva rendere possibile, in alcuni casi, l’estradizione in Cina continentale – nonostante l’assenza di accordi bilaterali che disciplinassero tale fattispecie.
È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: il timore che, tramite l’emendamento, il governo cinese potesse raggiungere dissidenti politici e dare adito a violazioni dei diritti umani, si aggiunge a un portato di rapporti sempre più tesi da quando, nel 1997, l’ex colonia ha guadagnato l’autonomia dal Regno Unito. In ballo infatti c’è il grado di autonomia della penisola dalla Cina: secondo quanto negoziato ai tempi, infatti, Hong Kong perderà i propri standard di autonomia nel 2047.
Cosa c’entra la guerra commerciale Cina-Usa?
L’emendamento in realtà è stato ritirato da Carrie Lam, governatrice di Hong Kong, ma le proteste non accennano a diminuire – prestandosi alle più svariate interpretazioni. È il caso ad esempio degli attriti tra Cine e Stati Uniti sulla guerra dei dazi, che tiene le due super potenze impegnate in uno scontro commerciale da ormai 16 mesi. In più occasioni infatti Pechino ha accusato gli Stati Uniti di esercitare pressioni e influenze sui manifestanti.
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