Indici di Borsa in rosso, la Fed lascia invariati i tassi. Carrellata di trimestrali in Europa
Per la Banca centrale Usa, si prospettano rischi nel breve termine per la prima economia del mondo. EUR/USD stabile ai record di 1,17, Europa in calo pressata dai conti del secondo trimestre e dai dati macro
La crisi coronavirus è una seria minaccia per l’economia statunitense, ma la Federal Reserve ha intenzione di dispiegare tutti gli strumenti che ha a disposizione per supportarla: i tassi di interesse sul dollaro restano dunque prossimi allo zero (compresi tra lo zero e lo 0,25%, più precisamente) e la Banca centrale Usa proseguirà con il massiccio programma di acquisto di asset con cui, a marzo, aveva già iniziato a pompare liquidità nel sistema.
Come hanno reagito le Borse globali?
La notizia non sorprende i mercati. In Asia gli indici invertono la rotta all’avvicinarsi della chiusura della sessione dopo che, per tutto il pomeriggio di giovedì, si sono mantenute al di sopra della parità, sulla scia dell’intervento della Fed.
Al momento la Borsa di Tokyo viaggia in calo dello 0,26% mentre anche il Topix segna un ribasso dello 0,62%. Male anche l’Hang Seng, che perde lo 0,83%, mentre invece il Kospi sale dello 0,17%. In rosso tutti gli indici cinesi: Shanghai segna -0,23%, Shenzhen -0,64%, China A50 -0,71%.
Cosa prevede oggi la giornata sui mercati Usa?
L’annuncio del Fomc e la conferenza stampare nel numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, hanno contribuito a una chiusura positiva degli indici di Wall Street: ieri sera il Dow Jones ha messo a segno un rialzo dello 0,61%, il Nasdaq dell’1,35% e l’S&P 500 dell’1,24%. Negativi invece al momento i futures, rispettivamente in ribasso dello 0,57%, dello 0,68% e dello 0,61%.
Nel pomeriggio (ora italiana) sono attesi i dati macro sulle richieste di disoccupazione settimanali e, soprattutto, sul Pil Usa del secondo trimestre – atteso in calo del 34,1%.
Ma gli occhi sono spuntati soprattutto sull’andamento delle discussioni al Congresso sul nuovo pacchetto di aiuti fiscali, da licenziare al più presto: la scadenza per quello tuttora in vigore, che prevede 600 dollari a settimana a famiglia (per un totale di tremila miliardi di dollari) è prevista per domani, e ancora non v’è accordo tra Democratici e Repubblicani soprattutto sull’entità delle nuove misure.
Sul fronte valutario il dollaro continua a muoversi sui minimi da giugno 2018 nei confronti dell’euro, con il cambio EUR/USD a 1,175, mentre recupera nei confronti dello yen, in rapporto al quale sale a 105,052. Resta alta la volatilità sul cambio EUR/GBP, che al momento viaggia a 0,9058.
Bene le quotazioni del petrolio dopo dati sulle scorte Usa ieri migliori del previsto: il Brent resta sui 43,35 dollari al barile, il Wti viene scambiato per 40,87 dollari. Continua infine la corsa al rialzo dell’oro: sebbene non abbia più raggiunto i massimi dell’inizio della settimana, al momento viaggia sui 1.956 dollari l’oncia.
Le trimestrali affossano il Ftse Mib
Raffica di dati macro stamattina in Europa: disoccupazione tedesca di luglio (-18 mila unità, per un tasso di disoccupazione stabile al 6,4%), Pil tedesco preliminare del secondo trimestre (-11,7% rispetto all’anno scorso e -10,1% rispetto al primo trimestre 2020), disoccupazione di giugno in Italia (in aumento all’8,8% rispetto al dato precedente, 8,3%) e ancora disoccupazione nell’Eurozona, alle 11:00, dopo il rapporto mensile della Bce.
La preoccupazione sull’andamento della pandemia di Covid-19 (che non accenna ad allentare la presa, soprattutto nelle Americhe), una serie di dati trimestrali peggiori del previsto e l’immobilismo della Fed pesano sugli indici europei: dopo un’apertura incerta Parigi viaggia in calo dello 0,42%, Francoforte perde l’1,68%, Londra lo 0,77%, Madrid l’1,27% e Milano lo 0,83%.
A tirare al ribasso Piazza Affari sono soprattutto Eni che, dopo aver riportato nel secondo trimestre 2020 una perdita netta di 4,4 miliardi, che diventano 7,34 considerando l’intero semestre, segna un calo del 2,38%; ma anche Generali, che scende del 2,74% dopo che l’utile netto è risultato essere 774 milioni, in calo del 56,7%. Male anche le banche, con Mediolanum che perde il 2,8% e Mediobanca che lascia sul terreno il 2,77%.
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