Indici europei in ripresa dopo shock coronavirus, bene Apple. Stasera Fed
La buona performance di Wall Street traina i listini del Vecchio Continente, mentre le principali compagnie globali chiudono le produzioni per precauzione
Avvio in rialzo per i principali indici europei, che aprono poco oltre la parità sulla scia dei buoni dati di ieri provenienti dagli Stati Uniti.
Come è riuscita a recuperare Wall Street?
Ieri il Dow Jones ha chiuso in area positiva, a +0,66%, ma è stato soprattutto il Nasdaq a segnare la performance migliore, con un rialzo dell’1,55%. Il buon risultato non può che migliorare soprattutto grazie all’ottima trimestrale pubblicata ieri sera, alla chiusura del mercato, da Apple.
L’azienda di Cupertino ha infatti annunciato ricavi da record per 91,8 miliardi di dollari (il 9% in più rispetto allo stesso periodo del 2018), corrispondenti a 22,2 miliardi di utili. Nelle contrattazioni after-hours, il titolo ha guadagnato oltre il 3%, con un utile per azione di 4,99 dollari. Attesi oggi anche i dati dell’ultimo trimestre di Facebook e Microsoft – altri due colossi dalle trimestrali promettenti, che dunque potrebbero trainare al rialzo il settore tech.
D’altra parte, il coronavirus minaccia anche Apple: l’azienda ha infatti annunciato misure di sicurezza annullando i viaggi d’affari nella provincia colpita dall’epidemia e la chiusura di un negozio, oltre alla riduzione dell’orario lavorativo in Cina. Ma, fattore più rilevante, l’azienda statunitense subirà soprattutto la chiusura delle fabbriche produttrici dei microchip necessari all’assemblaggio dei prodotti. Tim Cook, Ceo di Apple, ieri ha spiegato che l’estensione particolarmente ampia della forbice dei ricavi nella guidance per il prossimo trimestre è dovuta proprio alla valutazione dell’impatto del coronavirus.
Cosa si prevede per gli indici asiatici?
Stentano invece ancora a recuperare le Borse asiatiche. Mentre, in Giappone, il Nikkei segna un rialzo dello 0,71% e il Topix dello 0,45%, la situazione appare sempre più grave in Cina. Shanghai e gli altri indici della Cina continentale sono ancora chiusi per la festività del capodanno lunare, prolungate a causa del virus fino a inizio febbraio, mentre il tonfo più pesante è stato quello di Hong Kong, che ieri ha chiuso segnando un ribasso del 2,82%.
L’Hang Seng sconta soprattutto il calo delle compagnie aeree, tra i settori che più stanno soffrendo per la rapida diffusione del virus, chiudendo a 27,160 punti. China Eastern Airlines ha perso il 3,43%, China Southern Airlines il 3,65%. Ma ad aver subito notevoli cali è stato anche il settore delle assicurazioni: Aia ha subito un ribasso del 2,65%, China Life Insurance – 3,59%.
Quali saranno le ricadute del coronavirus sull’economia globale?
Mentre Stati Uniti e Giappone iniziano a rimpatriare i propri cittadini bloccati nell’Hubei (anche l’Italia sta organizzando un ponte aereo), il virus ha già portato il conto delle vittime a 132 e 5.974 contagiati (più di quelli provocati dalla Sars tra novembre 2002 e luglio 2003, che furono 5.327, a fronte però di un tasso di mortalità più alto di quest’ultima: nello stesso lasso di tempo, si registrarono 349 decessi dovuti alla Sars).
Nel frattempo, proprio a causa del virus Toyota ha interrotto la produzione in Cina fino al 9 febbraio, mentre Ford riprenderà la produzione il 10. Sospesi anche i voli di British Airways mentre, seguendo l’esempio di McDonald’s, Starbucks ha disposto la chiusura temporanea della metà dei punti vendita in Cina (la catena di caffetterie Usa nell’ultimo trimestre ha visto i propri ricavi aumentare del 7%, di cui il 3% solo in Cina). Anche gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di sospendere i voli da e verso la Cina: sarebbe in corso una valutazione delle città e aeroporti più rischiosi.
Si teme una ricaduta delle conseguenze del virus sull’accordo commerciale di “Fase 1” tra la Cina e gli Stati Uniti. Poco prima di Natale infatti Pechino si era impegnata a comprare circa 200 miliardi di dollari in beni provenienti dagli Usa, soprattutto prodotti agricoli. L’esplosione del virus tuttavia ha già provocato ricadute sull’economia tali da provocare un rallentamento del Pil trimestrale, che potrebbe tradursi in una diminuzione della domanda.
Come hanno reagito gli indici europei?
In compenso, a oltre una settimana dall’esplosione dell’epidemia gli indici europei sono tornati a salire, forti della buona performance di ieri di Wall Street. Il Dax segna un leggero rialzo (+0,04%), il Cac40 +0,30%, Ftse 100 +0,13%, Spagna +0,48% e Italia +0,34%. Piazza Affari è tornata ai livelli pre-coronavirus, spinta verso l’alto anche dagli strascichi delle elezioni di domenica 26, che hanno riportato lo spread tra Btp e Bund sotto la soglia dei 140 punti – oggi il differenziale tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi segna 134 punti.
Gli occhi dei mercati oggi sono comunque puntati per lo più sulla riunione del Fomc ((il Federal Open Market Committee, comitato esecutivo della Federal Reserve), iniziato ieri. Secondo l’87% degli analisti, la Banca centrale Usa non dovrebbe procedere con ulteriori tagli dei tassi di interesse sul dollaro, attualmente a 1,5% e 1,75%. La decisione ufficiale è attesa in serata.
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