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Indici globali frazionati, l’Europa riprende fiato dopo il rally di ieri

Avvio di sessione negativo per gli azionari europei, il Ftse Mib perde lo 0,58%. Preoccupa la situazione coronavirus negli Usa e i risvolti sull’accordo commerciale Cina-Usa

scorte coronavirus Fonte: Bloomberg

Dopo il rally con cui ieri hanno chiuso la prima sessione della settimana, gli azionari europei aprono in ribasso dopo la pubblicazione di dati macro in arrivo sia dalla Germania, dove la produzione industriale a maggio è avanzata di soli 7,8 punti percentuali (gli analisti si aspettavano un rimbalzo di almeno il 10% dopo il disastroso calo del 17,5% di aprile), ma anche dal Giappone, dove i consumi delle famiglie di maggio si sono contratti del 16,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, segno ulteriore dell’impatto della pandemia di coronavirus sulla terza economia mondiale.

Come si è chiusa la giornata sui mercati asiatici?

Il cattivo dato sui consumi giapponesi si è riversato sugli indici di Tokyo: il Nikkei ha chiuso in ribasso dello 0,44% mentre il più ampio indice Topix ha perso lo 0,34%, nonostante le buone performance di Wall Street ieri abbiano fatto registrare nuovi massimi sul Nasdaq.

Meglio invece la Cina, che mette a segno il sesto giorno di guadagni consecutivo: Shanghai avanza dello 0,41%, Shenzhen del 2,65% e China A50 del’1,39%, in controtendenza rispetto al resto della Borse asiatiche – il Kospi coreano perde in chiusura l’1,09%, l’Hang Seng lo 0,79%.

A trainare al rialzo la Cina sono le indiscrezioni di mercato secondo cui potrebbe riaprirsi una fase rialzista, in previsione di una ripresa economica post-pandemica.

Nel frattempo, la Bank of Australia ha lasciato invariati i tassi di interesse, fermi al minimo storico dello 0,25%, davanti a quella che il board esecutivo ha definito la crisi peggiore dagli anni Trenta, sottolineandone l’incertezza dal punto di vista della durata e della ripresa.

Cosa si prospetta per la giornata sui mercati Usa?

Continua a preoccupare la situazione coronavirus negli Stati Uniti: solo ieri in California il numero dei ricoverati per Covid-19 è aumentato del 50% e gli esperti ne attendono altri nei prossimi giorni, soprattutto all’indomani del lungo week end di celebrazioni per la festività del 4 luglio. Registrato un nuovo focolaio nell’area di Miami, in Florida.

Eppure ieri gli indici di Wall Street hanno registrato notevoli guadagni in chiusura, con +1,78% per il Dow Jones, +1,59% per l'S&P 500 e +2,21% per il Nasdaq, che ha aggiornato i massimi storici grazie ai guadagni delle grandi aziende tech. Altrettanto positivi al momento i futures statunitensi, in attesa dei dati macro sui nuovi lavori secondo l’indice Jolts (Job Openings and Labor Turnover Survey).

Nel frattempo l’amministrazione Trump torna a guardare con attenzione la Cina e l’effettiva capacità di onorare l’accordo commerciale siglato a metà gennaio. La Camera di Commercio Usa, insieme ad altre 40 associazioni di settore si è infatti rivolta al segretario al Tesoro Usa Stephen Mnuchin, al rappresentante commerciale della Casa Bianca Robert Lighthizer e al vice premier cinese Liu He, chiedendo ulteriori sforzi affinché la Cina incrementi gli acquisti di prodotti – da cui fanno dipendere gran parte della ripresa economica globale.

Sul fronte valutario torna a rafforzarsi leggermente il dollaro, con il dollar index a quota 96,92, mentre il cambio USD/JPY (大口) sale a 107,575 e l’euro si indebolisce scendendo a 1,1285.

Resta sui massimi da otto anni l’Orosur Mining Inc, a 1.781 dollari l’oncia, mentre il petrolio pur subendo una leggera flessione si mantiene sopra i 40 dollari, con il Wti che viene scambiato a 40,11 dollari al barile e il Brent a 42,59 dollari al barile.

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Come si prospetta la giornata in Europa?

Apertura debole per le piazze del Vecchio Continente: il Cac40 perde lo 0,97%, il Dax di Francoforte l’1,12%, Londra lascia sul terreno l’1,02% e Madrid l’1,10%. Sotto la parità anche Milano, che perde lo 0,58%, trainata al ribasso dai petroliferi e dal settore bancario, dove gli occhi sono ancora puntati sull’Ops lanciata a Ubi Banca da Intesa Sanpaolo – l’offerta, partita ieri, ha visto portare in adesione azioni Ubi pari allo 0,717% del capitale.

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