Indici mondiali in calo, sulle Borse pesano le nuove tensioni Cina-Usa
Il timore di un’escalation ferma gli azionari globali: Shenzhen perde oltre il 4%, male anche Wall Street dopo la chiusura del consolato Usa a Chengdu. La geopolitica spinge gli indici europei al ribasso, Piazza Affari perde il 2%
Pechino aveva minacciato ripercussioni, e così è stato: nelle ultime ore di contrattazioni della sessione di Borsa asiatica è stata nunciata la chiusura del consolato statunitense a Chengdu, capoluogo della provincia del Sichuan, importante snodo economico del paese.
La misura arriva dopo che, mercoledì, il Dipartimento di Stato Usa aveva annunciato la chiusura del consolato cinese a Houston, in Texas, per “proteggere la proprietà intellettuale e la privacy dei cittadini Usa”. Ma si tratta solo dell’ultima provocazione in un conflitto, quello sino-statunitense, che ormai va avanti da quasi due anni e che la pandemia di Covid-19, con il devastante impatto sull’economia globale – e i dubbi che ne sono derivati sulla capacità della Cina di tener fede all’accordo commerciale di Fase 1, siglato lo scorso gennaio – non ha fatto altro che esasperare.
Come si sono chiuse le Borse in Cina?
I timori di un’escalation hanno provocato forti ribassi sui mercati asiatici, che nelle ultime ore avevano raggiunto massimi che non si vedevano da sei mesi.
L’Indice Asia-Pacifico escluso il Giappone ha subito una flessione dell’1,7%, mentre la Borsa di Tokyo è chiusa per festività. Pesanti perdite in Cina: Shanghai scende del 3,86%, China A50 del 3,85% e Shenzhen lascia sul terreno fino al 4,89%.
Male anche il Kospi coreano (-0,71%) e l’Hang Seng (-2,54%).
Wall Street interrompe il rally rialzista
Non arrivano notizie migliori dagli Stati Uniti, dove ieri gli indici di Wall Street hanno segnato ribassi di oltre due punti percentuali: il Dow Jones ha chiuso in calo dell’1,31%, l’S&P500 dell’1,23% e il Nasdaq ha perso il 2,29%.
I dati macro non aiutano. Ieri il Labor Departmet ha annunciato che nell’ultima settimana oltre 1,4 milioni di cittadini statunitensi hanno inoltrato richiesta per un sussidio di disoccupazione: oltre ad essere la 17sima settimana consecutiva che tali richieste superano il milione di unità, il dato di ieri segna anche un’inversione della curva, mettendo in luce il primo rialzo dal mese di marzo.
Continua allo stesso tempo l’indebolimento del dollaro. Il Dollar Index è sceso a quota 94,66, il minimo dall’ottobre 2018, mentre di contro il cambio EUR/USD sale oltre quota 1,16 dopo il massiccio pacchetto di aiuti raggiunto all’inizio della settimana dal Consiglio Europeo – il che preme ancora di più sul Congresso Usa, che ancora sta cercando un compromesso sul prolungamento del piano di sussidi federali per le famiglie più colpite dalle conseguenze economiche del Covid-19. Giù anche il dollaro/yen, sotto 107, a 106,293 (-0,52%).
Leggera flessione del petrolio, che comunque resta sopra la soglia dei 40 dollari al barile (il Brent viene scambiato a 43,30 dollari, il Wti a 41,02 dollari); continua invece il rally dell’oro, che sfiora quota 1.895 dollari l’oncia e promette di superare i massimi raggiunti nel settembre 2011.
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Come si prospetta la giornata sugli indici europei?
Mattinata di dati macro nel Vecchio Continente, con gli indici dei direttori agli acquisti nel settore manifatturiero e composito preliminari di Francia, Germania, Eurozona e Regno Unito (nel pomeriggio lo stesso dato sarà pubblicato anche per gli Usa), secondo cui potrebbe essere arrivato il momento del recupero economico, oltre la soglia dei 50 punti.
Negativi in apertura i principali listini europei: il Dax perde il 2,08%, Parigi lascia sul terreno l’1,84%, Madrid scende dell’1,50% e anche Londra perde l’1,67% (i negoziati sulla Brexit proseguono sempre più a rilento: ieri il capo-negoziatore per la parte europea, Michel Barnier, ha sottolineato l’atteggiamento poco collaborativo di Londra).
Piazza Affari al momento scende del 2%: Leonardo è l’unico titolo in rialzo (+0,23%, a 6,19 euro), mentre in coda al listino principale si trovano St (-4%) e Nexi (-4,42%), sulla scia di indiscrezioni di stampa secondo cui i negoziati per la fusione con Sia sarebbero in stallo. Occhi anche sull’Opas Intesa-Ubi dopo che il Cda di Ubi Banca ha affermato che l'offerta di Intesa Sanpaolo, nonostante il riconoscimento della componente in denaro, non riconosce appieno il valore complessivo di Ubi. L’Offerta terminerà il prossimo 28 luglio.
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