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Suonano gli allarmi dell’economia tedesca, in una giornata apertasi nel segno dei ribassi per l’indice Dax. Il paniere di Francoforte ha avviato un movimento a ribasso fin dalle prime ore della giornata, spingendosi in area -1,5% al di sotto del livello a 10800 punti. Lo stesso ha quindi leggermente ritracciato, con perdite poco sopra il punto percentuale.
Secondo quanto riportato in mattinata dalla Bundesbank, la crescita in Germania subirà nei prossimi anni un rallentamento. La previsione di un outlook futuro meno roseo delle attese ha portato gli analisti a ridurre le previsioni di crescita per il prossimo semestre, a fronte anche dei recenti dati deludenti provenienti dal tessuto macro.
La banca centrale tedesca prevede che nell’anno 2018 la crescita tedesca raggiungerà quota 1,5%, livello inferiore rispetto alle previsioni precedenti al 2%; la stima si attesta invece all'1,6% nei due anni successivi.
Tali stime si inquadrano all’interno di un contesto europeo in cui, secondo quanto riportato ieri dalla Banca centrale europea, la crescita potrebbe registrare una riduzione dal precedente livello a 1,8% all’attuale 1,7% per l’anno 2019.
Sul movimento negativo dell’indice Dax ha impattato in mattinata la pubblicazione dei dati relativi al settore manifatturiero e a quello dei servizi, con indici dei direttori degli acquisti sotto le attese e in calo rispetto ai dati precedenti (rispettivamente pari a 51,5 e 52,5 punti, contro stime a 51,8 e 53,4).
L'espansione del settore privato tedesco ha toccato a dicembre un minimo da quattro anni, avvisaglia di rallentamento della crescita che, oltre a preoccupare Francoforte, mette in discussione in generale l’andamento dell’economia del Vecchio Continente.
Infine, secondo quanto riportato ieri da Bloomberg, la Germania potrebbe trovarsi ad affrontare nei prossimi periodi un ulteriore problema: la rinuncia ad una nuova candidatura da parte della Cancelliera tedesca, Angela Markel, potrebbe sì, da un lato, raccogliere l’approvazione politica di un nuovo leader intenzionato ad intraprendere un percorso europeo di condivisione del rischio (che rafforzi il costrutto della moneta unica), ma potrebbe far sì, dall’altro, che la fiducia nella nuova leadership (e in generale nelle cariche di governo) inizia a calare al calare del ritmo di crescita economica.