Indici PMI agosto in calo rispetto al mese precedente, unica eccezione la Francia
I dati macroeconomici manifatturieri relativi al mese di agosto hanno registrato un ribasso rispetto a luglio con Italia, Germania e Regno Unito in piena contrazione. Unica eccezione la Francia anche se l’outlook è pessimista.
I risultati
La pubblicazione degli indici PMI manifatturieri (Purchasing Managers’ Index) prodotti da S&P Global ha destato molta preoccupazione sui mercati finanziari del Vecchio Continente. Infatti, i risultati di oggi mostrano un generale declino della produzione industriale e un netto calo nel volume degli ordini nel mese di agosto.
Di conseguenza, la fragilità della domanda ha indotto le imprese a ridurre gli acquisti, sfruttando invece le scorte di prodotti che però sono aumentate notevolmente a causa della riduzione degli acquisti da parte dei consumatori.
Nonostante ciò, il calo della domanda di beni ha indotto una marcata diminuzione delle pressioni inflazionistiche che si sono attenuate notevolmente rispetto ai mesi precedenti. Inoltre, anche i ritardi negli approvvigionamenti di fattori produttivi sono notevolmente migliorati.
Analisi per paese
Scendendo più nel dettaglio, i report di S&P Global mostrano che Italia, Germania e Regno Unito sono in piena contrazione (un valore sopra 50 mostra un espansione economica mentre al di sotto di questa soglia indica una contrazione) mentre la Francia, sorprendentemente, risulta in leggera espansione.
L’Italia ha registrato un dato relativo al mese di agosto di 48, in calo rispetto al valore di 48,5 a luglio, e indicando dunque un continuo peggioramento dello stato di salute del settore manifatturiero. Nonostante ciò, il risultato è in linea con le attese degli economisti. Detto ciò, il Belpaese ha però registrato un aumento del PIL nel secondo trimestre su base annuale del +4,7% e su base trimestrale del +1,1%. Anche il tasso di disoccupazione è sceso al 7,9% rispetto al dato precedente fermo all’8%.
Le imprese hanno comunque mantenuto una prospettiva ottimistica per i prossimi 12 mesi con una generale fiducia su una ripresa della domanda e su una riduzione nei ritardi delle forniture anche se molti produttori segnalano i timori di una possibile recessione nel breve/medio periodo.
La Germania ha registrato un dato di 49,1, leggermente in ribasso rispetto al dato di luglio fermo a 49,3 ma in contrazione per il secondo mese di fila dopo due anni di crescita continua. Le previsioni, al contrario, stimavano un miglioramento delle condizioni del settore manifatturiero con un valore in salita fino a 49,8. Infatti, l’economia tedesca si ritrova fortemente penalizzata in particolare dalla morsa della crisi energetica che sta portando i prezzi del gas naturale ai record storici.
La situazione del suo settore manifatturiero sembra più grave rispetto a quelle delle altre controparti europee in quanto non solo vi è un marcato calo della domanda e degli ordini ma inoltre continuano a sussistere forti ritardi negli approvvigionamenti. Non ultimo, le pressioni inflazionistiche rimangono elevate mentre il rateo delle assunzioni è rallentato. Le previsioni future sono quindi in forte deterioramento.
Anche il Regno Unito mostra dati in forte ribasso con un valore registrato di 47,3 - in calo rispetto al dato di luglio a 52,1 ma sopra le stime flash ferme a 46. Il risultato è infatti il più basso da maggio 2020.
L’economia britannica sta infatti patendo molte difficoltà, a partire dalle pressioni inflazionistiche elevatissime (10,1% a/a nel mese di luglio) e da un deciso calo della produzione industriale proveniente soprattutto dal settore dei beni di consumo. Anche la domanda di beni dall’estero è scesa molto in parte a causa delle complicazioni dovute alla Brexit ma soprattutto per la congestione nei porti e i conseguenti ritardi nelle forniture di fattori produttivi.
La crescita degli occupati è rimasta pressoché invariata mentre la fiducia aziendale è scesa ad un minimo di 28 mesi sulla scia di una possibile recessione innescata dall’inflazione record e aggravata dall’impatto di quest’ultima sulla domanda dei consumatori. Nonostante ciò, il 46% dei produttori intervistati ha un outlook ottimista e crede che il prossimo anno l’output produttivo possa crescere.
Infine, la Francia che segna un miglioramento dello stato di salute della sua economia con il dato che è rimasto superiore alla soglia di 50 a 50,6. Tuttavia, nonostante il valore numerico sia in aumento rispetto al dato di luglio (49,5) vi è comunque una generale convinzione che l’attività economica sia in deterioramento a causa di una riduzione della produzione industriale (in calo da 3 mesi consecutivi) e di nuovi ordini di beni.
Detto ciò, alcuni fattori positivi sono da considerarsi incoraggianti rispetto agli altri paesi. In primis le pressioni inflazionistiche hanno segnato un marcato miglioramento, anche se la situazione energetica in Europa rimane estremamente incerta con le forniture di gas russo che sono state ridotte quasi completamente.
Tuttavia, come secondo motivo, il calo della produzione e degli ordini è diminuito così come i ritardi nelle forniture, segnali che fanno sperare in un ribasso tutto sommato transitorio.
Nonostante queste considerazioni, l’outlook rimane comunque fosco a causa delle aspettative di una recessione nel breve termine e sulle previsioni di una domanda in calo anche se, nel mese di agosto, l’indice di fiducia aziendale è complessivamente migliorato.
Le previsioni
In conclusione, crediamo che la situazione macroeconomica europea sia al limite della stagflazione a causa delle pressioni inflazionistiche record e dei bassi livelli di crescita economica. Nonostante ciò, molto dipenderà dalla situazione geopolitica/energetica dei prossimi mesi che potrebbe condizionare in modo estremamente negativo le già fiacche economie europee.
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