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Inflazione Giappone al +3,7% a/a, yen guadagna su dollaro

L’indice dei prezzi al consumo nel Paese del Sol levante ha toccato il massimo dal 1982 ma la Bank of Japan rimane ferma sulla sua politica monetaria ultra-espansiva.

Fonte: Bloomberg

I risultati

Alle 00:30 di questa notte sono stati pubblicati i dati relativi all’inflazione in Giappone che è aumentata ad ottobre del +3,7% su base annuale, il massimo dal febbraio 1982. Il valore di settembre era risultato in crescita al +3% a/a.

L’indice Core (che in Giappone esclude solo i panieri del cibo fresco) ha registrato una crescita del +3,6% anno su anno e più delle attese del consensus che erano ferme al +3,5% a/a.

Infine, l’indice Core-Core (che invece misura la crescita dei prezzi senza tenere conto sia dei panieri energetici sia di quelli alimentari) è salito al +2,5%, accelerando rispetto al +1,8% a/a di settembre.

L’inflazione è dunque aumentata molto anche nel mese scorso in particolare sia a causa della crescita dei prezzi delle materie prime sia dello yen particolarmente debole che crea un fenomeno di importazione dell’inflazione (cioè costa di più comprare le materie prime sui mercati internazionali dove quest’ultime sono quotate in dollari statunitensi).

Infatti, lo yen è ormai ai minimi di 32 anni contro il biglietto verde perdendo più del 20% del proprio valore da gennaio e registrando la peggiore performance tra le valute asiatiche contro il dollaro.

La causa di questo è principalmente la politica monetaria della Bank of Japan, l’unica banca centrale a mantenere ancora i tassi negativi al -0,1%.

Infatti, dopo la pubblicazione del dato, lo stesso governatore della BoJ, Haruhiko Kuroda, ha confermato la sua intenzione di mantenere la politica monetaria ultra-espansiva in modo da stimolare l’economia nipponica che non si è mai realmente ripresa dopo decenni di spinte deflazionistiche.

Inoltre, l’istituto monetario sta continuando a mantenere la cosiddetta YCC (Yield Curve Control) che, mediante iniezioni di liquidità della stessa BoJ, permette di mantenere i tassi a lungo termine intorno allo 0% e quelli a breve termine al -0,1%.

Tuttavia, il governatore si è dimostrato fiducioso nelle sue convinzioni riguardo all’inflazione che egli ritiene che sia in gran parte dettata dai prezzi record delle materie prime energetiche. Infatti, Kuroda non crede che l’economia giapponese abbia davvero cominciato a crescere, visto che i salari rimangono stabili, e di conseguenza non ha alcuna intenzione di unirsi al trend delle altre banche centrali aumentando i tassi di interesse.

Reazione mercati: yen inizialmente scende ma poi si apprezza notevolmente

Al momento della pubblicazione, il cambio USD/JPY (大口) sale di 30 pips fino al picco intraday di 140,50. Tuttavia, nel corso della sessione asiatica, la coppia valutaria ritraccia e testa due volte il supporto di 139,65. Un forte apprezzamento dello yen rispetto al dollaro nonostante le dichiarazioni dovish del proprio governatore Kuroda.

Negli ultimi nove giorni lo yen ha parzialmente invertito il trend rialzista primario che lo accompagna ormai da gennaio. Infatti, dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione statunitense, lo scorso 10 novembre, e grazie alle aspettative degli operatori su una Fed meno aggressiva sui tassi nelle prossime riunioni, il dollaro si è particolarmente indebolito dando un po' di respiro alla valuta nipponica.

Le nostre previsioni sono che l’inflazione in Giappone continuerà a crescere almeno fino alla fine del 2022 a causa della debolezza dello yen che aumenta i costi delle materie prime importate da cui il paese dipende per quasi la sua totalità.

Nonostante ciò, il prossimo anno la fine del mandato del Governatore Kuroda, che termina ad aprile 2023, potrebbe determinare futuri cambiamenti nella politica monetaria in base anche al futuro livello di inflazione che prevediamo continuerà comunque a crescere in particolare a livello dell’indice Core.

Riteniamo che al momento un cambiamento della politica monetaria della BoJ non è in programma in quanto causerebbe più problemi che benefici. Infatti, in questo periodo, le aziende giapponesi stanno aumentando moltissimo le loro esportazioni (grazie alla debolezza dello yen) con l’indice azionario Nikkei che da inizio ottobre mostra una performance positiva del +8% mentre il Topix è cresciuto del +7,34% nello stesso periodo.

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