Intesa Sanpaolo, trimestrale oltre le aspettative: utile a 4,18 mld, per Messina la crescita continua
L’istituto torinese ha registrato risultati più che positivi – e le prospettive future non fanno che rendere il quadro ancora migliore, grazie anche (ma non solo) alla plusvalenza dell’operazione Nexi
Meglio delle previsioni dell’amministratore delegato Carlo Messina, ma meglio anche delle aspettative degli analisti. Così, il titolo di Intesa Sanpaolo registra un rialzo su Piazza Affari dopo la pubblicazione dei dati relativi all’ultimo trimestre del 2019.
Come è andata la trimestrale?
I profitti anno su anno aumentano a 4,182 miliardi di euro, rispetto ai 4,05 miliardi dello stesso periodo nel 2018, che permetteranno lo stacco di dividendi per 3,362 miliardi, ovvero l’80% del payout indicato nella proposta per l’esercizio 2019. L’utile netto è ammontato a 872 milioni di euro negli ultimi tre mesi del 2019 – nello scorso trimestre era stato di 1,044 miliardi.
Common equity tier ratio al 14,1%, contando anche i dividendi per l’esercizio 2019. La riduzione dei crediti deteriorati lordi ammonta invece al 14,2% rispetto al 2018, per un totale di 21 miliardi di euro recuperati dall’inizio del piano pluriennale 2018-21 (circa l’83% dell’obiettivo).
Intesa ha concesso nel 2019 circa 38 miliardi di crediti a medio-lungo termine a famiglie e imprese.
La gestione operativa è cresciuta del 5,6% rispetto al 2018 (arrivando a 8,793 miliardi di euro), mentre i proventi netti operativi dell’1,5% (da 17,813 miliardi del 2018 a 18,083 miliardi nell’intero 2019), con i costi in diminuzione del 2,1% (9,290 miliardi, dai 9,487 miliardi del 2018).
Cosa si prevede per il futuro?
“I risultati del 2019 sono pienamente in linea con gli obiettivi e confermano il supporto del Gruppo all’Italia anche con l’impegno a diventare un punto di riferimento in termini di sostenibilità e responsabilità sociale e culturale”, si legge nel comunicato con cui sono stati annunciati i risultati.
Oltre alle modifiche sull’organico e alle operazioni per ridurre il rischio crediti in sofferenza, da sottolineare è la previsione di un incremento dei ricavi, che i vertici di Intesa si aspettano a prescindere dall’operazione di incorporazione di Nexi – la quale comunque contribuirà ai profitti dell’istituto.
Come sono andati i vari comparti?
All’interno delle varie divisioni, la divisione Banca dei territori dell’area business ha registrato proventi operativi netti per 2,013 miliardi, oltre il 2% in meno rispetto al trimestre precedente, a fronte tuttavia di un aumento dei costi operativi di circa il 7%, a 1,327 miliardi. Il risultato netto è stato pari a 411 milioni di euro, il 3,2% in più rispetto al trimestre precedente.
La divisione Corporate e Investment Business Bank nel quarto trimestre 2019 ha invece richiesto costi operativi netti per 305 milioni di euro, il 14,5% in più rispetto al trimestre precedente, a fronte di proventi operativi pari a 1,013 miliardi. Il profitto netto è ammontato a 456 milioni, il 14% in meno rispetto allo scorso trimestre, quando era stati pari a 531 milioni di euro.
Nella sezione International Subsidiary Banks ha registrato proventi per 513 milioni (in rialzo del 2,7% rispetto al terzo trimestre), costi per 269 milioni e un profitto di 159 milioni, mentre il settore Private Banking segnala proventi per 526 milioni, costi per 164 milioni (+2,6% rispetto al trimestre precedente) e profitti per 264 milioni.
Il comparto Asset Management ha registrato proventi per 282 milioni, il 44% in più rispetto al terzo trimestre 2019, a fronte tuttavia di un aumento dei costi operativi (+34,5%, 49 milioni) e, di contro, un aumento anche sull’utile netto, balzato del 47% a quota 174 milioni di euro. Infine, il comparto Assicurazioni segna proventi per 295 milioni di euro, costi per 59 milioni (il 12% in più rispetto al terzo trimestre) e un risultato netto di 167 milioni (-2,2% rispetto al trimestre precedente.
Come ha reagito il titolo in Borsa?
Nel frattempo, le quotazioni Intesa Sanpaolo in Borsa hanno registrato un aumento di oltre il 3% intraday, raggiungendo un massimo di 2,37 euro per azione (che non si vedeva da tre settimane), per poi tornare a quota 2,35 euro per azione.
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