Intesa-Ubi, Ops bocciata: “Non è conveniente”. Nuovo piano industriale abbassa gli utili
Il consiglio d’amministrazione dell’istituto di Massiah boccia l’offerta di Intesa, dopo che già il Car l’aveva bollata come “ostile”. Pubblicati anche i nuovi target per il 2022, profitti rivisti al ribasso a 562 milioni
Per il consiglio d’amministrazione di Ubi Banca, l’offerta pubblica di scambio lanciata a febbraio da Intesa Sanpaolo, dal valore di 4,9 miliardi di euro, non è “conveniente per gli azionisti” e il corrispettivo dell’offerta non sarebbe “congruo sotto il profilo finanziario”: è quanto si legge nel comunicato stampa con cui l’istituto di Victor Massiah ha detto no al progetto di fusione che, per la Consob, sarebbe potuto partire già da lunedì prossimo.
La decisione, presa all’unanimità, non arriva di certo inaspettata. Già il Car (il comitato dei magiori azionisti di Ubi) aveva fin da subito giudicato l’offerta “ostile” e non sono bastate le indiscrezioni secondo cui, ieri sera, Fondazione Banca del Monte di Lombardia (azionista Ubi al 4,96%) ha provato a ritagliare uno spiraglio, suggerendo la rinegoziazione dei termini dello scambio.
A consiglio d’amministrazione chiuso il comunicato sottolinea di aver ritenuto "non congruo, da un punto di vista finanziario, il corrispettivo unitario che sarebbe corrisposto dall’Offerente agli azionisti di Ubi Banca a fronte di ciascuna azione dell’Emittente portata in adesione all’Offerta, pari a n. 1,7000 azioni ordinarie Intesa Sanpaolo”.
Perché Ubi Banca ha rifiutato l’offerta?
Il cda ritiene dunque che l’Ops, non concordata con l’emittente, non sia conveniente per l’istituto di Bergamo. Insieme alla dichiarazione allega un elenco di sei principali motivi per cui l’offerta è stata giudicata inaccettabile.
L’Offerta, non prevedendo un corrispettivo per cassa, pone a carico degli Azionisti di Ubi Banca i rischi connessi al raggiungimento degli Obiettivi Strategici dell’Operazione definiti da Intesa Sanpaolo.
Il Corrispettivo esprime una valorizzazione di Ubi Banca che non riflette il suo reale valore e penalizza gli azionisti di Ubi Banca rispetto agli azionisti di Intesa.
Le azioni Ubi presentano elevate potenzialità di crescita di valore: qui si inserisce il buono piano industriale aggiornato, licenziato oggi dallo stesso Cda di Ubi, che conferma la solidità patrimoniale dell’istituto e la posizione di rilievo nel contesto bancario del paese.
La possibilità per l’Offerente di conseguire gli Obiettivi Strategici dell’Operazione è incerta, in quanto condizionata da plurimi e concorrenti fattori. Ubi fa riferimento all’affare Bper, cui Intesa avrebbe dovuto cedere parte del proprio ramo bancario, e delle cessioni nei confronti di Unipol Sai: piani dall’esito troppo incerto perché Ubi decidesse di fidarsi.
La tutela degli azionisti Ubi che non dovessero aderire all’ops: per l’istituto di Bergamo sottolinea infatti come questi sarebbero “comunque tutelati dai presidi previsti dalla normativa”.
Infine, il fatto che “l’Offerta si inserisce in un più ampio disegno strategico, volto a rafforzare la posizione di Intesa in Italia attraverso l’eliminazione di un concorrente, senza in realtà modificare il posizionamento europeo di Intesa. L’ops è controproducente anche per gli stakeholder di Ubi Banca in quanto consentirebbe a Intesa di creare una posizione di leadership dominante in Italia, anomala tra i grandi Paesi europei e potenzialmente dannosa per il tessuto”.
Il nuovo piano industriale
Nello stesso momento in cui rifiutavano l’offerta di Intesa Sanpaolo, i vertici di Ubi stilavano anche il nuovo piano industriale relativo al triennio 2020-22.
All’interno vi figurano importanti revisioni rispetto all’ultimo, rilasciato a febbraio poco prima che esplodesse l’emergenza Covid-19. “I nuovi target si basano su stime macroeconomiche che vedono per il Pil italiano un calo dell'8,8% nel 2020, con recuperi del 4,5% e dell'1,5% rispettivamente nel 2021 e nel 2022”, si legge nel nuovo piano. E, “Per maggior cautela, la valutazione dell'impatto del Covid-19 sui parametri di credito e quindi per la stima dell'adeguatezza del patrimonio di vigilanza di Ubi Banca è stata effettuata in uno scenario che include una variazione del Pil reale del -10,3% nel 2020, del +2,8% nel 2021 e del -0,2% nel 2022".
Nello specifico, l’utile netto per il 2022 è stato rivisto al ribasso, da 665 milioni inizialmente previsti a 562 milioni, con un Rote del 7,1% (da 8,3%) e coefficiente Cet1 al 13,9%.
Come si stanno muovendo le azioni di Ubi Banca e Intesa?
A quanto pare Piazza Affari aveva sperato fino all’ultimo in un buon esito della trattativa: in una giornata poco tonica in cui l’indice di Milano perde l’1,06%, le azioni Ubi Banca sono rimasta per tutta la sessione in territorio positivo, raggiungendo un massimo di 3,15 euro, in rialzo del 3%; solo verso la fine della giornata le quotazioni hanno iniziato a contrarsi, ma per chiudere comunque in rialzo del 2,37%, a 3,07 euro.
In zona rossa al contrario le azioni Intesa Sanpaolo, che scendono dello 0,7% a 1,74 euro l’una.
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