La Bank of Japan mantiene i tassi inalterati al -0,1%, yen molto debole
La Banca centrale giapponese ha deciso di non seguire l’esempio di Fed e BCE sul rialzo dei tassi di interesse perché le pressioni inflazionistiche non sono così preoccupanti e le condizioni macroeconomiche sono diverse.
La scelta sui tassi a breve termine
Questa mattina, la BoJ ha mantenuto inalterato al livello di -0,1% il tasso di interesse a breve termine. Inoltre, si sta impegnando a portare nel medio/lungo perodo il rendimento dei titoli di stato a 10 anni attorno allo 0%, continuando a iniettare liquidità nel sistema economico.
Dopo l’annuncio abbiamo assistito a forte volatilità sulla coppia USD/JPY tornata poi a salire fino a picchi intraday a 134,64 per poi attestarsi a 134,28.
Le condizioni macroeconomiche
Le pressioni inflazionistiche nel paese del Sol Levante non hanno raggiunto valori astronomici come in Europa o negli Stati Uniti. Nel mese di maggio l’inflazione core (che esclude i panieri del cibo e dell’energia) è cresciuta solo dell’1,9% anno su anno.
Dunque, al contrario delle controparti Occidentali, la banca giapponese non sembra preoccupata dalla crescita dell’inflazione, che si aggira attorno al target del 2% a/a. Piuttosto la BoJ dovrà cercare di porre rimedio alla continua svalutazione dello yen contro il dollaro, ai livelli più alti dal 2002.
Infatti, l’economia giapponese è molto dipendente dalle importazioni (soprattutto materie prime energetiche) come confermato dal recente dato sulla bilancia commerciale del paese che fa registrare un deficit in aumento a -2384¥ miliardi.
La spirale deficitaria va ormai avanti dal 2011, quando il disastro alla centrale nucleare di Fukushima generò un aumento di importazioni di petrolio e gas naturale, soprattutto dai paesi mediorientali. Non ultimo, il Giappone, notoriamente privo di grosse riserve di risorse naturali è fisiologicamente portato alle importazioni di beni primari e alla successiva esportazione di semilavorati e beni sofisticati.
Di conseguenza uno yen debole rende le importazioni molto più costose sommandosi ai costi delle pressioni inflazionistiche. Infatti, sembra che la causa principale della crescita dei prezzi in Giappone sia un inflazione da costi e non dal lato della domanda come invece spera la BoJ. Quest’ultima è quella che la banca centrale nipponica vuole raggiugere così da creare un “circolo virtuoso” che spinga prezzi e salari in alto.
Le preoccupazioni della BoJ
Tuttavia, il governatore della BoJ, Haruhiko Kuroda, non sembra intenzionato ad intervenire sul mercato valutario ma anzi è più preoccupato a stabilizzare il rendimento del decennale avendo già speso oltre ¥3 trilioni ($22 miliardi) in acquisto di titoli. Confermato infatti il tetto dello 0,25% per il rendimento dei bond giapponesi a 10 anni.
Le previsioni
L’eccesso di liquidità nel sistema economico giapponese non fa altro che indebolirne ulteriormente la valuta, causando un incremento dei costi di importazione dei beni. Dopo le chiarificazioni del governatore della BoJ, non crediamo che lo yen possa risollevarsi nel breve termine contro le maggiori valute come dollaro ed euro.
Infatti, la Bank of Japan sembra più interessata a mantenere una politica monetaria ultra-espansiva così da tentare di stimolare la depressa economia giapponese, ormai ingabbiata in una perenne “trappola della liquidità”.
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