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Greggio: a luglio in forte discesa sotto i 70 dollari al barile

Le pressioni americane per un incremento della produzione portano il WTI Light Crude a scendere sotto i 70 dollari al barile, Brent a 74 dollari

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Fonte: Bloomberg

Forte tendenza ribassista per le quotazioni del petrolio. Da luglio la discesa è di quasi 10 punti percentuali. Solamente nella seduta odierna la flessione è stata di quasi 4 punti percentuali.

A contribuire al forte calo sono state le dichiarazioni del Segretario al Dipartimento del Tesoro, Steve Mnuchin, che ha annunciato la possibilità di non multare le compagnie internazionali che comprano petrolio dall’Iran. L’amministrazione Trump dopo la decisione di cancellare l’accordo sul nucleare con Teheran ha rimesso le sanzioni economiche sul paese mediorientale. La scelta di togliere i prodotti energetici sarebbe fatta per togliere il forte squilibrio dal lato dell’offerta nell’industria petrolifera.

Negli ultimi mesi abbiamo, infatti, assistito ad un forte aumento dei prezzi del greggio non solo sulla scia degli accordi sulla produzione ma su gravi problemi alla produzione di alcuni paesi.

In Libia continuano ad aumentare gli scontri tra le varie fazioni per il controllo dei pozzi petroliferi di Ras Lanuf, in Canada ci sono stati i problemi di Syncrude, in Venezuela è un caos totale tra rappresaglie contro il Governo Maduro e una economia al collasso, in Iran con le minacce dell’amministrazione Trump con le sanzioni economiche.

I problemi all'offerta hanno convinto alcuni paesi a produrre più petrolio per riequilibrare il mercato. Avevamo già forti dubbi che il rialzo evidenziato a giugno dopo il meeting di Vienna dell'OPEC+ potesse portare a un petrolio a 100 dollari al barile. I fondamentali non giustificavano un tale incremento.

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