Queste informazioni sono state preparate da IG Markets Limited e IG Europe GmbH (di seguito "IG"). Oltre alla liberatoria riportata di seguito, il materiale presente in questa pagina non contiene uno storico dei nostri prezzi di trading, né alcuna offerta o incentivo a operare nell’ambito di qualsiasi strumento finanziario. IG declina ogni responsabilità per l’uso che potrà essere fatto di tali commenti e per le conseguenze che ne potrebbero derivare. Non forniamo nessuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o la completezza delle presenti informazioni, di conseguenza, chiunque agisca in base ad esse, lo fa interamente a proprio rischio e pericolo. Eventuali ricerche fornite non intendono rispondere alle esigenze o agli obiettivi di investimento di un soggetto in particolare e non sono state condotte in base ai requisiti legali previsti per una ricerca finanziaria indipendente e, pertanto, devono essere considerate come una comunicazione di ambito marketing. Anche se non siamo sottoposti ad alcuna limitazione specifica rispetto alla negoziazione sulla base delle nostre stesse raccomandazioni, non cerchiamo di trarne vantaggio prima che queste vengano fornite ai nostri clienti. Vi invitiamo a prendere visione della liberatoria completa sulle nostre ricerche non indipendenti e del riassunto trimestrale.
Spinta a rialzo del prezzo del petrolio, che, dirigendosi verso la soglia dei $50 al barile (+3%), consolida nel pomeriggio i rialzi d’inizio giornata.
A spingere a rialzo le quotazioni del greggio, l’annuncio di un consistente taglio della produzione da parte dell’Arabia Saudita, che ambirebbe, a tendere, al raggiungimento di un prezzo al barile pari ad 80 dollari.
La prima tra le potenze dell’Opec (l’organizzazione mondiale dei principali produttori di petrolio) ha reso noto di volere portare le esportazioni giornaliere di greggio a 7,1 milioni di barili, con un taglio da 800 mila barili al giorno dai livelli dello scorso novembre.
Già a dicembre, i principali leader Opec unitisi a Vienna assieme alla Russia, avevano disposto un taglio alla produzione volto a ridurre l’eccesso di offerta sul mercato, portando a diminuzione il livello complessivo delle scorte. Allora, si optò per un taglio da 1,2 milioni di barili al giorno (800 in capo all’Opec, 400 in capo agli altri Paesi produttori).
Tra le incognite all'orizzonte, le dinamiche americane sullo shale oil: tra gli operatori permane la convinzione che molta voce in capitolo abbia il Presidente Trump, che spinge a favore di prezzi del petrolio contenuti, volti ad agevolate l’attività imprenditoriale ed industriale americana.