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Brent e WTI sotto pressione su nuovi timori su eccesso di offerta.
Tenta una reazione il petrolio dopo aver aggiornato i minimi da novembre scorso nelle ultime ore. A spronare i prezzi questo pomeriggio sono stati i dati sulle scorte settimanali di greggio rilasciati dall'EIA, che hanno evidenziato un calo maggiore delle attese. In calo anche le scorte di benzina, mentre sono salite quelle dei distillati.
Nelle ultime ore, l'oro nero era stato penalizzato dai rinnovati timori sull'eccesso di offerta globale. Dai massimi di febbraio, i prezzi questa mattina hanno segnato un calo superiore al 20% aprendo di fatto a un bear market, anche se il recupero degli ultimi minuti, ha permesso di rientrare sotto tale soglia.
Continuiamo ad essere avere una visione debole/ribassista sul petrolio. Sono ancora molti i fattori che penalizzano la materia prima più importante del mondo. In primo luogo, l'OPEC non sembra possa fare di più di quanto già fatto sinora. Ulteriori tagli potrebbero solo favorire la produzione Usa, già ai massimi storici. Pertanto, dopo i recenti cali, i membri potrebbero intervenire verbalmente per stemperare la discesa dei prezzi. In secondo luogo, i timori di un rallentamento della Cina, il primo paese consumatore di petrolio al mondo, continuano a crescere, accentuando il pericolo di un eccesso di offerta in futuro.
Cosa apettarsi? Per ora i prezzi del Oil - US Crude si sono fermati poco sotto 43 dollari, minimi allineati di settembre e novembre scorsi. Un cedimento di tale riferimento potrebbe portare a una discesa verso i bottom di agosto 2016, a 40 dollari. Questo è il supporto strategico e psicologico al di sotto del quale la discesa potrebbe essere rovinosa.
Al momento, un eventuale rimbalzo potrebbe spingere i prezzi verso 45,70-46 dollari, mentre per eliminare il pericolo di nuovi imminenti cali è necessario un riposizionamento sopra 47,50 dollari.
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