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Petrolio corre senza sosta e il Bund inciampa

WTI e Brent volano ai massimi da novembre 2014.

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Fonte: Bloomberg

Sembra non voler arrestare la propria corsa il petrolio, che sta inanellando un'altra settimana positiva. Il WTI segna ora una performance settimanale di +2,5%, arrivando quasi a 70$, più basso del +8,6% registrato la scorsa ottava (la miglior settimana da novembre 2016). Medesime considerazioni valgono per il Brent, in grande spolvero sopra i 74 dollari/barile.

 

A sostenere questa corsa forsennata del petrolio ci sono diverse ragioni, tra cui:

  1. le tensioni in Siria, che hanno portato a una controffensiva guidata da Usa, Francia e Regno Unito la scorsa settimana. Sebbene il conflitto sia stato di breve durata e non ha visto il coinvolgimento di altri Paesi, come Russia, Arabia Saudita e Iran, il livello di allerta rimane altissimo. Oltre che un crocevia importante per il traffico di petrolio diretto in Europa, il timore di un conflitto allargato con l'intervento dei Paesi sopra citati (tutti importanti produttori di greggio) potrebbe avere un impatto sui livelli di produzione di tutta l'area del Medio Oriente;
  2. le voci di una possibile proroga ai tagli alla produzione dei Paesi OPEC e non per tutto il 2019. Il tema verrà discusso già domani alla riunione di Jeddah e qualche indiscrezione potrebbe emergere in merito;
  3. i timori di un calo dell'offerta dovuto alle difficoltà del Venezuela e al continuo calo delle scorte statunitensi, nonostante la produzione record proprio degli Usa. Nonostante la produzione americana stia per rubare lo scettro di primo Paese produttore di petrolio al mondo alla Russia, il mercato crede che si possa avere nel breve un eccesso di domanda, a seguito dell'accelerazione della crescita globale, anche se consideriamo questa eventualità troppo prematura;
  4. infine, il dollaro debole ha contribuito a tratti al rafforzamento del dollaro negli ultimi mesi e un ulteriore deprezzamento della divisa statunitense potrebbe accentuare la corsa dei prezzi.

Al momento, crediamo che la corsa sia destinata a proseguire verso gli 80$ per il Brent e 77$ per il WTI. Qui gli acquisti dovrebbero fermarsi temporaneamente. Difficile ipotizzare al momento delle discese sotto i 65$ e i 60$, rispettivamente.

Intanto, il recente balzo inizia a influenzare anche gli altri mercati, su tutti il mondo del fixed income. La corsa del petrolio, infatti, inizia a muovere le aspettative inflattive degli operatori, che a loro volta vendono i titoli a reddito fisso con i rendimenti bassi o addirittura negativi. Oggi pesantemente penalizzato il Bund, con i rendimenti saliti al ridosso dello 0,60%, massimi da tre settimane.

Il mondo del reddito fisso non è ancora pronto a un'impennata dei rendimenti. Ancor di più se spinta da un'accelerazione dell'inflazione dovuta da uno shock petroliferoQuesta eventualità si concretizzerebbe se il greggio dovesse superare gli 80 dollari.

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