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Prezzo del petrolio al test dei massimi da novembre 2018. Cosa c'è dietro al rialzo?

Opec-Russia: nessun meeting ad aprile. Confermati i tagli alla produzione da 1,2 milioni di barili al giorno. Dollaro USD a ribasso spinge la quotazione del greggio. Bene il CAD. Attesa domani una Fed accomodante.

Fonte: Bloomberg

Prezzo del petrolio al test dei 60 dollari al barile, sui massimi dalla prima metà di novembre 2018. A spingere a rialzo le quotazioni del greggio, diversi fattori.

Prezzi del petrolio a rialzo: cause e fattori chiave

Anzitutto, la previsione di un alleggerimento del biglietto verde. Nel meeting di domani, la Federal Reserve dovrebbe confermare un approccio più colomba nelle scelte di politica monetaria, pazientando prima di un eventuale rialzo dei tassi d’interesse, il linea col ritmo di espansione economica e la rilevazione dei dati macro.

In secondo luogo, l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, d’accordo con la Russia, ha annunciato l’annullamento della riunione Opec in programma ad aprile, dopo aver confermato l'estensione dei tagli alla produzione da 1,2 milioni di barili al giorno in vigore da gennaio.

Ad aprile, l'Arabia Saudita, primo produttore Opec, prevede di produrre meno di 10 milioni di barili al giorno, ad un ritmo analogo a quello di marzo, quando i tagli riguarderanno 500 mila barili al giorno rispetto a quelli prodotti a febbraio. A dicembre, Riyadh ha ridotto il proprio target di produzione a 10,31 milioni di barili al giorno.

Non da ultime, le prospettive di una distensione dei rapporti commerciali tra Starti Uniti e Cina che, da indiscrezioni, avrebbero spostato a giugno la data di un potenziale accordo, apostrofando i progressi fatti come promettenti, ma non ancora sufficienti.

In questo quadro, gli Stati Uniti si confermano il primo Paese per esportazione di petrolio. Di recente, l’Eia, Ente per l'informazione sull'energia, ha rivisto a rialzo le stime di produzione a stelle e strisce per l’anno 2019, portandole a 12,4 milioni di barili al giorno, rispetto alle precedenti attese a 12,1 milioni b/d.

A sostenere le quotazioni dell’oro nero, infine, le sanzioni all'Iran e i disordini interni al Venezuela, che hanno allentato le pressioni sul lato dell’offerta.

USD/CAD debole. Il greggio spinge il dollaro canadese

L'aumento dei prezzi del petrolio ha spinto gli acquisti sul dollaro canadese, in crescita contro il biglietto verde di circa mezzo punto percentuale. Il Canada rientra tra i primi sette maggiori produttori di petrolio al mondo. La coppia USD/CAD è tornata a testare martedì il supporto in area 1,3250, bucando il livello di 1,33.

L'ampia debolezza del dollaro americano è direttamente imputabile alle aspettative accomodanti in vista del meeting della Fomc (braccio operativo della Fed) di mercoledì. Gli analisti hanno ridimensionato da tre ad uno le iniziali stime di rialzo dei tassi d’interesse a stelle e strisce per l’anno 2019, che avverrà comunque non prima della fine dell’anno. I mercati attendono ora le previsioni aggiornate del "dot-plot".

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