Prezzo del petrolio in focus: analisi delle cause dietro al rally
Nuovi rialzi per il prezzo del petrolio, spinto dai tagli alla produzione di Opec e Russia e dalla rinnovata fiducia di crescita statunitense e di accordo commerciale con la Cina. Pesano le incognite politiche. Brent sopra i $70.
Non si arresta la crescita del prezzo del petrolio, con il Crude Wti tornato a testare nuovi massimi a cinque mesi in area 63,60 dollari al barile. Bene anche il Brent, che ha aperto gli scambi di giornata al di sopra dei $70.
Prezzo del petrolio: i tagli di Opec e Russia
Come già previsto attorno alla metà della scorsa settimana, a prevalere sul prezzo del petrolio sono state le forze rialziste. Tra le principali cause si annoverano il taglio dei livelli di offerta da parte dell’Opec, l’Organizzazione dei principali produttori di petrolio al mondo (assieme con la Russia), che a marzo hanno ridotto il livello di output complessivo ad un minimo da quattro anni (280 mila barili al giorno in meno). Anche Mosca ha aderito al taglio, mancando di poco l’obiettivo prefissato dall’accordo (a 11,3 milioni di barili al giorno). Opec e Russia si sono impegnati a ridurre l’offerta di circa 1,2 milioni di barili al giorno (bpd).
Prezzo del petrolio: le tariffe ad Iran e Venezuela
Ad influire sull’andamento dei prezzi è stato quindi l’effetto delle sanzioni statunitensi al Venezuela e all’Iran, le cui commesse sono scese la scorsa settimana dopo che tre degli otto principali importatori di greggio iraniano esentati dagli Stati Uniti (Cina, India, Turchia, Giappone, Corea del Sud, Emirati Arabi, Grecia e Italia) hanno deciso di ridurre a zero l’import da Teheran; ad ora, non sarebbero ancora stati resi noti i nomi.
Secondo quanto dichiarato nelle scorse settimane dal vicepresidente, Mike Pence, gli Usa continueranno ad esercitare pressioni (giocando la carta delle nuove sanzioni) sull'industria petrolifera venezuelana e su coloro che la sosterranno.
Prezzo del petrolio: l'effetto del conflitto in Libia
Il peggioramento delle condizioni politiche interne alla Libia ha aperto nelle scorse ore nuove possibilità di rialzo per il greggio. Il rischio di guerra commerciale e i conflitti civili e militari si affianca alla decisione di Washington di richiamare i propri diplomatici da Palm City, evacuando il contingente a supporto di Africom. La mossa americana fa ora intendere la possibilità di una escalation delle tensioni.
Sempre gli Stati Uniti e la positività di un possibile accordo con la Cina entro il prossimo mese ha rinsaldato la fiducia del mercato del greggio. I dati positivi sui nuovi posti di lavoro creati a marzo hanno confermato la bontà di un’economia americana che cresce ancora, i cui corsi potrebbero beneficiare di una distensione delle relazioni commerciali internazionali.
Prezzo del petrolio: il ruolo Usa nel mercato globale
Al momento, la produzione di petrolio a stelle e strisce è la più consistente al mondo, con circa 11,87 milioni di barili di output al giorno, in calo però di 90 mila barili rispetto ai record di dicembre 2018.
"La domanda globale di greggio si è indebolita e le tariffe in essere sull’export di merci cinesi verso gli Stati Uniti stanno causando ulteriori rallentamenti", hanno commentato i tecnici dall'agenzia di rating Moody's, aggiungendo che le misure di stimolo cinese potrebbero sostenere la crescita nel 2019.
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