Saudi Aramco, nuovo record: $100 miliardi di richieste sul bond della big del petrolio
Dopo il record sugli utili netti 2018 (111,1 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto ad Apple), la compagnia statale saudita raccoglie domande 10 volte superiori al target di raccolta ($10 miliardi). No news sulla IPO.
Saudi Aramco fa tremare il muro di Wall Street e supera il record di domanda tra i paesi emergenti emittenti di bond. Al momento della chiusura delle adesioni, le richieste di sottoscrizione dell’obbligazione che la società petrolifera saudita andrà ad emettere hanno superato di dieci volte l’obiettivo complessivo di raccolta, inizialmente fissato a 10 miliardi.
Saudi Aramco: record di utili e di domande
Secondo record in pochi giorni per il colosso del greggio, che per ottenere l’autorizzazione ad emettere bond ha dovuto alzare il velo sui conti, riportando nel 2018 il livello di utile netto più alto di sempre a 111,1 miliardi di dollari. Nel medesimo resoconto, Aramco ha inoltre dichiarato di poter produrre petrolio ad un prezzo irrisorio di 2,80 dollari al barile, con un livello di breakeven ben al di sotto della media di mercato.
In tal senso, la decisione di fissare un tetto massimo sull'output giornaliero dei Paesi dell’Opec, l’Organizzazione mondiale dei principali produttori di petrolio, assieme con la Russia, tende a minimizzare il rischio legato ad una eccessiva fluttuazione delle quotazioni a ribasso (data dalla sovra produzione statunitense, ad ora primo esportatore al mondo), e a rialzo, legata alle dinamiche di offerta di aree a rischio economico e geopolitico (a partire da Venezuela e Libia). La tendenziale stabilità del greggio garantisce agli investitori di Aramco ulteriori certezze di solidità.
Saudi Aramnco: no all'IPO, sì al bond in dollari
Dopo il passo indietro sull’IPO attesa entro il 2020 (al più tardi per l’inizio del 2021), Saudi Aramco si mette in tasca 100 miliardi di dollari, battendo se stessa nel primato delle emissioni di bond emergenti. Ad ora il primato era infatti detenuto dall’Arabia Saudita, a fronte delle prime obbligazioni emesse nel 2016 per ordini complessivi da 67 miliardi di dollari. In classifica seguono quindi gli strumenti emessi dal Qatar nel 2018, con una raccolta da 12 miliardi di dollari (ma con richieste superiori ai 52 miliardi).
Saudi Aramco emetterà titoli di debito denominati in dollari americani, suddivisi in sei tranche, con scadenze dai 3 a 30 anni. L’offerta si è presentata sul mercato come un investimento a bassissimo rischio ed elevata qualità, dando agli investitori la possibilità di posizionarsi sul mercato del petrolio tramite titoli della più grande società petrolifera al mondo, seguita dalle cinesi Sinopec e China National Petroleum Corporation, e dall’americana ExxonMobil.
Saudi Aramco, il braccio dell'Arabia Saudita
Secondo quanto comunicato dal ministro dell'Energia saudita Khalid al-Falih, le richieste per il bond di Saudi Aramco (che prezzano su livelli analoghi a quelli dei titoli di stato sauditi) avevano toccato ieri richieste pari a $30 miliardi.
Ad inizio aprile, le agenzie di rating americane Fitch e Moody’s hanno espresso il primo merito creditizio sul gruppo petrolifero di proprietà statale, attestatosi per tale motivo rispettivamente ad A+ e A1, in linea con quello saudita.
La liquidità raccolta da Aramco verrà utilizzata, anzitutto, per finanziare parte dell'acquisizione al 70% del gruppo petrolchimico Sabic, per complessivi 69,1 miliardi. Sabic, Saudi Basic Industries Corp, è il quarto produttore al mondo di prodotti petrolchimici.
Il successo legato all’emissione del bond potrebbe inoltre spingere il principe saudita, Mohammed bin Salman, a riprogrammare per il prossimo futuro quella che si è profilata come l’IPO più grande di sempre (con una valutazione complessiva da $2 trillion).
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