Mattinata di dati macro: l’impatto economico della pandemia che lascia l’Asia e colpisce l’Europa
Mentre la Cina tenta di tornare alla normalità e sale la produzione industriale del Giappone, in Ue inizia a subire ripercussioni l’inflazione
Marzo si avvia verso la conclusione e, con lui, il primo mese in cui la pandemia di Covid-19 si è riversata in Europa, colpendo i sistemi sanitari prima e, quasi in contemporanea, i mercati finanziari.
L’Asia si sta riprendendo dall’impatto economico del coronavirus?
È per questo che il dato sull’indice Pmi cinese, sia del settore manifatturiero che dei servizi, è stato così ben accolto in apertura dagli indici europei: per quanto infatti sia viziato dalle profonde perdite causate in Asia dallo stesso coronavirus, che proprio a Wuhan si è sviluppato alla fine del 2019 e dove, dunque, il lockdown è iniziato in anticipo di almeno un mese, per concludersi proprio in questi giorni, rappresenta comunque un segnale di ripresa: il Pmi per il settore manifatturiero ufficiale ha segnato infatti 52 punti, rispetto ai 35,7 di febbraio, mentre quello relativo ai servizi (non ufficiale) è arrivato a 52,3, rispetto ai 29,6 di febbraio, con il sottoindice che misura l'attività nel settore dei servizi salito a 51,8 punti dai 30,1 di febbraio, mentre quello sulle costruzioni si è attestato a 28,5 punti da 26,6. Inoltre, i nuovi ordini per l'intero settore non manifatturiero hanno portato il relativo sottoindice a 49,2 punti, rispetto ai 26,5, mentre quello sull'occupazione è salito a 47,7 punti da 37,9.
D’altra parte, l’istituto nazionale di statistica cinese indica, tra le cause, anche i piani di supporto all’economia ad opera della Banca centrale cinese.
Ma anche in Giappone invece sale la produzione industriale: il dato preliminare di febbraio vede un incremento dello 0,4% mese su mese; i dati governativi ufficiali prevedono comunque un calo del 5,3% mese su mese a marzo, salvo poi aspettarsi un incremento del 7,5% ad aprile. Notizie relativamente buone anche sul tasso di disoccupazione, al 2,4% - in linea con le previsioni -, mentre le vendite al dettaglio sono aumentate dell’1,7%, a fronte di una flessione prevista dell’1,2%.
E l’Europa?
Il Regno Unito
I dati macro relativi al Regno Unito si riferiscono ancora al quarto trimestre del 2019, dunque ben prima dell’arrivo del coronavirus in Europa. Nello specifico, il Pil annuale britannico ha confermato le attese, con un aumento dell’1,1%, registrando crescita zero nell’ultimo trimestre: un dato di cui tener conto, quest’ultimo, in previsione di un primo trimestre 2020 presumibilmente al di sotto dello zero.
La Germania
L’indice dei prezzi all’importazione in Germania, pubblicato stamattina, ha subito una flessione dello 0,9%, superiore alle aspettative (-0,3%) e al dato di febbraio (-0,4%); a livello annuale, la flessione aumenta arrivando a segnare -0,2%, rispetto a previsioni che la volevano a -1,5% - comunque in ribasso rispetto al 2019, quando segnava una flessione pari a 0,9%.
Ma a far ben sperare Berlino è il dato sulla disoccupazione: in piena emergenza coronavirus, con una perdita di posti di lavoro prevista di 29 mila, la variazione è stata di sole mille unità (per un totale di 2.267 milioni di disoccupati) – per un dato finale corrispondente al 5%, in linea con i valori di febbraio.
L’Italia
Oggi l’Istat ha rilasciato il dato sull’indice dei prezzi al consumo di marzo: su base annuale, l’inflazione è aumentata dello 0,1%, un segnale positivo rispetto alle previsioni (-0,4%), sebbene rispetto al 2019 abbia registrato una flessione dello 0,2%. A livello mensile, invece, il dato si conferma a 0,1%, come nel mese precedente, mentre le previsioni si aspettavano un ribasso dello 0,3%.
In Europa
È all’interno dell’Unione Europea invece che il dato sui prezzi al consumo ha registrato livello inferiori alle previsioni, con una flessione rispetto al marzo 2019 da 1,2% a 0,7%, mentre il consensus aveva calcolato un’inflazione a 0,8%. Pubblicata anche l’inflazione core, che conferma le previsioni a +1,2%, in leggero ribasso rispetto al dato del marzo 2019 (+1,3%).
Come hanno reagito gli indici europei?
Rispetto all’apertura di stamattina, a metà sessione i listini europei si muovono sull’orlo della parità, con leggeri guadagni ad eccezione della Borsa di Parigi, in leggero ribasso dello 0,07%. Quanto alle altre, Francoforte si mantiene a + 0,89%, Londra +0,84%, Milano +0,66% e, migliore tra le europee, Madrid con un rialzo dell’1,25%.
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