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Oltre 20 milioni di disoccupati in Usa ad aprile: è il dato peggiore nella storia, ma Wall Street resta positiva

La crisi coronavirus ha spinto il tasso di disoccupazione di aprile al 14,7%, con 20,5 milioni di persone che hanno perso il lavoro. Resta tuttavia l’ottimismo in Borsa, Dow Jones +1,42%

Viso bandiera USa Fonte: Bloomberg

Il dato sulle buste paga di aprile nel settore non agricolo, indice delle condizioni di salute degli Stati Uniti, fotografa una nazione danneggiata dal coronavirus ancora più profondamente di quanto fosse accaduto con la crisi finanziaria del 2008: 20,5 milioni di posti di lavoro bruciati, che hanno fatto schizzare il tasso di disoccupazione al 14,7%.

Uno scenario da dopoguerra. Tale impennata del numero dei disoccupati non si è mai registrata dal 1939, mentre il tasso di disoccupazione non è mai stati così alto dal 1948 – ovvero da quando il Bureau of Labor Statistics del Labor Deparment ha iniziato a registrare i dati.

L’emergenza Covid-19 ha pesato in tutti i settori, con particolare forza nei comparti relativi all’intrattenimento e a quello alberghiero, che hanno perso rispettivamente 7,7 milioni e 5,5 milioni di lavoratori.

Quali categorie hanno sofferto di più la crisi coronavirus?

L’esplosione del tasso di disoccupazione, aumentata tra marzo e aprile del 10,4%, ha colpito tutte le categorie intervistate. Del totale dei disoccupati registrati ad aprile, il 13% sono uomini, il 15,5% donne, il 31,9% adolescenti.

Gli ispanici sono la categoria più colpita, sono il 18,9% ad aver perso il lavoro. Seguono i neri (16,7%, l’unica categoria per cui il risultato non rappresenta un massimo storico), gli asiatici (14,5%) e i bianchi (14,2%).

Quanto alle tipologie di contratti di lavoro, la fetta più grande ad essere stata colpita è quella dei contratti a tempo pieno (15 milioni in meno), mentre i contratti part-time persi sono stati 7,4 milioni. D’altra parte, per 18 milioni di persone la sospensione del contratto di lavoro è temporanea, mentre i licenziamenti sono stati due milioni.

Tra i dati raccolti ad aprile, dei 20,5 milioni di disoccupati totali, due terzi (14,3 milioni) hanno perso il lavoro nelle ultime cinque settimane; sette milioni sono quelli senza lavoro da almeno 14 settimane, mentre 939 mila (il4,1%) erano disoccupati a lungo termine (da almeno 27 settimane).

Cosa si aspettavano gli analisti?

Il dato resta tuttavia inferiore alle aspettative. Gli economisti di Wall Street avevano infatti pronosticato un aumento della disoccupazione almeno al 16%, per un totale di circa 21,5 milioni di disoccupati. Si tratta comunque di numeri mai visti prima: durante la crisi finanziaria il picco era stato raggiunto nell’ottobre del 2009, quando la disoccupazione raggiunse il 10%.

Come ha reagito Wall Street?

Il dato di oggi conferma le aspettative di una ripresa lenta, implicando anche un diverso comportamento delle famiglie per quanto riguarda la spesa e gli investimenti. Già a marzo i disoccupati erano stati 870 mila (cifra rivista al rialzo dalla stima iniziale, a 701 mila), ponendo fine al trend positivo di crescita dei posti di lavoro mensile che andava avanti dall’ottobre del 2010.

Eppure a Wall Street il dato non sembra aver smorzato l’ottimismo per una progressiva riapertura delle attività commerciali – tutt’altro: secondo gli analisti, dopo il picco di oggi non si può che risalire, per quanto lentamente.

Il Dow Jones al momento guadagna l’1,42%, l’Dow Jones sale dell’1,25% e il Nasdaq segna un rialzo dell’1%. Neanche ieri, dopo il dato sulle nuove richieste di disoccupazione settimanali (circa 3,17 milioni, che hanno portato il totale a 33 milioni), gli indici Usa hanno accusato il colpo: prevalgono infatti nelle ultime ore i segnali positivi dalla Casa Bianca circa un allentamento delle tensioni con la Cina, oltre al rialzo del prezzo del petrolio.

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