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OPEC+, quotazioni petrolio in rialzo dopo taglio alla produzione di 100k

Il cartello allargato dei paesi esportatori di petrolio ha deciso di ridurre la produzione di greggio di 100mila barili al giorno per sostenere i prezzi.

Fonte: Bloomberg

Le delibere della riunione

Nel primo pomeriggio l’OPEC+ si è riunito in videoconferenza per deliberare riguardo alle prossime mosse da compiere sulla produzione di greggio. Il risultato della riunione è stato un taglio della produzione pari allo 0,1% della domanda globale di greggio (o 100.000 barili al giorno) per sostenere i prezzi che sono scesi molto dai picchi di giugno a $123/barile (Brent) sulla scia dei timori di una recessione nel Vecchio Continente.

Di conseguenza il WTI sale del +3,5% a $89/barile mentre il Brent schizza del +3,8% a fino a $96/barile.

La decisione finale mantiene dunque una sorta di stasi nel mercato petrolifero visto che le quote sono talmente basse da non avere un impatto significativo sui prezzi. Il cartello intende quindi prendere tempo per poter monitorare l’intricata situazione geopolitica così da agire di conseguenza nella prossima riunione fissata per il 5 di ottobre.

L’organizzazione è infatti particolarmente preoccupata nel mantenere i prezzi del greggio elevati così da garantire un flusso elevato di entrate finanziarie principalmente per le casse degli stati del Golfo. Il consensus crede che il prezzo obiettivo sia fissato intorno ai $100/barile.

Nonostante ciò, l’OPEC+ teme diversi scenari che potrebbero deprimere le quotazioni del greggio nel breve periodo. Prima fra tutte la fragilità dell’attuale scenario macroeconomico in forte deterioramento, poi la debole crescita economica cinese a causa dei continui lockdown e infine un eventuale accordo USA-Iran che rilascerebbe sul mercato circa 1 milioni di barili di greggio, equivalenti all’1% della domanda globale.

Il mercato petrolifero rimane comunque molto instabile con una differenza tra domanda e offerta ancora significativa. In particolare, la domanda aggregata per il greggio sta superando di molto l’offerta aggregata attualmente disponibile sul mercato. Infatti, a un mese dalla visita del Presidente statunitense Joe Biden in Arabia Saudita - dove chiese esplicitamente un aumento della produzione - la situazione è cambiata molto poco.

Infatti, l’OPEC+ ha obiettivi molto diversi da quelli dei paesi occidentali (e non ha alcuna intenzione di attuare compromessi) oltre al fatto che sorge un conflitto di interessi perché la Russia - uno dei più grandi produttore al mondo di greggio e membro del cartello - non vuole in nessun modo avvantaggiare le economie occidentali con un calmieramento dei prezzi del petrolio che sembra si sia trasformato sempre di più in un arma non convenzionale.

Anche l’eventuale tetto ai prezzi di gas e petrolio, in fase di introduzione nell’Unione Europea, potrebbe aver spinto il cartello a dare chiari segnali su un sostegno dei prezzi nel breve/medio termine.

Le previsioni

Le decisioni prese nelle ultime due riunioni sono significative dell’approccio intrapreso dall’organizzazione e mostrano che le delibere finali sono sempre più dominate da aspetti politici piuttosto che da quelli economici.

Infatti, lo scorso meeting l’OPEC+ aveva aumentato la produzione di 100mila barili al giorno (insignificante per l’andamento delle quotazioni del greggio) così da “accontentare” i leader occidentali che però chiedevano un aumento ben più significativo così da calmierare le pressioni inflazionistiche record.

Ora la storia sembra ripetersi (nel verso opposto) con il cartello che tenta di tutelarsi da possibili ribassi futuri. In conclusione, crediamo che le quotazioni del greggio resteranno elevate ancora nel medio periodo a causa dell’approccio egoista dell’OPEC+ che mira a privilegiare - per prima cosa - sé stesso.

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