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Petrolio: conoscere le diverse qualità per cogliere le opportunità sui mercati

L’oro nero non è tutto uguale. Infatti, le differenti caratteristiche del greggio influiscono sulle quotazioni e conoscerle può avvantaggiare di molto i trader.

Fonte: Bloomberg

Il petrolio ha arricchito molti paesi ma ha anche generato numerose guerre ed altrettante rivoluzioni intorno al mondo. Nonostante questo, l’oro nero continua a rimanere una risorsa fondamentale per l’intera economia globale nonostante le dicerie che ne annunciano una sua pronta sostituzione.

Il nome petrolio deriva dal fatto che nel passato veniva associato ad una secrezione tra le spaccature della roccia, cosa che gli ha fatto appunto prendere il nome di “olio di pietra”.

Il petrolio greggio è una miscela liquida e densa, presente nel sottosuolo, costituita da molte catene di idrocarburi e creatasi a partire dalla decomposizione di flora e fauna preistorica attraverso un processo di milioni di anni che comporta elevate temperature e pressioni all’interno della crosta terrestre (da qui deriva il nome di combustibile fossile).

Inoltre, le catene di idrocarburi variano in forma e lunghezza ma sono tutte indispensabili alla creazione del mondo moderno grazie alla successiva raffinazione e ai loro innumerevoli utilizzi nelle più disparate industrie.

Nonostante il suo ruolo fondamentale nello sviluppo economico del mondo moderno, lo sfruttamento industriale di questa materia prima è iniziato relativamente tardi - solo dalla metà del XIX secolo - e in particolare grazie alla scoperta del primo pozzo petrolifero nel 1859 a Titusville in Pennsylvania (Stati Uniti).

Prima di quella fatidica data, il suo sfruttamento era stato limitato alle trasudazioni spontanee di greggio attraverso il terreno e il suo utilizzo come combustibile rimase pressoché inesistente. Al contrario, molte fonti storiche ci tramandano che il petrolio fu utilizzato più intensamente come medicamento anche se non ci sono rimaste notizie riguardo alla sua apparente efficacia in campo medico.

Dopo la scoperta di Titusville - per merito di un sagace inventore, Edwin Drake, che effettuò con successo la prima trivellazione petrolifera - si generò una tale euforia per l’oro nero (paragonabile a quella odierna per le criptovalute) che catalizzò l’interesse verso il settore. A causa si ciò, i prezzi negli Stati Uniti oscillavano selvaggiamente di giorno in giorno in base alle scoperte di nuovi pozzi e alla domanda in rapida crescita.

Nonostante ciò, in pochi anni il petrolio divenne una fonte di energia indispensabile grazie alla sua abbondanza sul continente americano e alla sua economicità rispetto ad altri combustibili come l’olio di balena o di foca, all’epoca le principali fonti di illuminazione domestica.

Dopo l’introduzione sul mercato, nel 1879, della lampadina ad incandescenza da parte di Thomas Alva Edison e a causa della sua rapida diffusione come metodo principale di illuminazione, gli utilizzi del petrolio vennero diretti verso un nuovo mercato, la neonata industria automobilistica, che aumentava la richiesta di un carburante abbondante ed economico.

Il risultato fu la fornitura di benzina per le prime autovetture e di gasolio e olio pesante (bunker oil) per autocarri e navi (queste ultime avevano bisogno di un surrogato che sostituisse le poco affidabili caldaie a vapore) che contribuì dunque ad uno slancio senza precedenti dell’industria e del commercio globale, portando a quella che verrà successivamente definita la prima globalizzazione.

Successivamente, a sancire il completo dominio dell’oro nero sarà la nascita dell’industria petrolchimica - tra la fine dell’800 e i primi anni del XX secolo - grazie alla scoperta, negli anni ’30, della chimica polimerica da parte del chimico tedesco Hermann Staudinger.

Questa, insieme agli altri mercati dei sottoprodotti petroliferi, porteranno alla creazione di un nuovo enorme sbocco per le industrie petrolifere, la produzione della plastica.

A partire da questo momento vennero scoperti numerosi altri giacimenti petroliferi (in particolare nel Medio-Oriente e nel Caucaso) che causarono una graduale, ma parziale, perdita del monopolio del greggio da parte dei magnati statunitensi (in primis della monopolista Standard Oil di John Davison Rockefeller).

Da allora, la produzione si sarebbe dunque allargata anche ad altri continenti e sarebbe dipesa da molti altri fattori che prima non venivano nemmeno presi in considerazione (ad esempio l’embargo del 1973 e del 1979).

Oggi gli Stati Uniti sono tornati ad essere i maggiori produttori di greggio al mondo (11,2 milioni di barili al giorno nel 2021) grazie alla rivoluzione del fracking, tecnica di perforazione che permette di raggiungere riserve di petrolio prima irraggiungibili.

A ruota seguono altri paesi come l’Arabia Saudita con 10,8 milioni di barili al giorno nel 2021 (e il 15% delle riserve mondiali di petrolio) e la Russia con una produzione pressappoco analoga che pesa per l’11% della produzione globale.

Tipi e classificazione del petrolio

Ad oggi esistono numerosi tipi di petrolio che si distinguono in base alla loro composizione chimica e in particolare grazie a due caratteristiche ben definite: la densità e il tenore di zolfo.

La densità viene calcolata grazie ad una formula fornita dalla API (American Petroleum Institute) che permette di delineare una scala che distingue i petroli “pesanti” da quelli più “leggeri”. Di conseguenza la gradazione API misura quanto è “pesante” il petrolio rispetto all’acqua. Ad esempio, una gradazione API sopra i 31,1° indica un petrolio poco denso (quindi “leggero”) e più facile da raffinare (di conseguenza più costoso).

Le gradazioni vanno quindi da Extra-Heavy con una densità inferiore a 10° fino a Light (> 31,1°), passando per gli stadi intermedi Heavy (numero compreso tra 10° e 22,3°) e Medium (tra 22,3° e 31,1°).

Come precedentemente anticipato però, anche il tenore di zolfo influisce molto sulle quotazioni finali del greggio. Qui un livello maggiore del 3% indica un petrolio acido mentre un livello compreso tra lo 0% e l’1% indica un petrolio cosiddetto “dolce”.

Detto ciò, alcuni esempi possono chiarire meglio le varie qualità di petrolio. Il Brent, cioè il petrolio estratto dall’omonimo giacimento situato nel Mare del Nord, ha una gradazione API di circa 38° e un tenore di zolfo dello 0,5% e di conseguenza viene quotato a premio dal mercato, rispetto ad altri benchmark petroliferi, perché richiede meno lavorazioni da parte delle raffinerie.

Al contrario il benchmark messicano, denominato Maya, ha un elevato tenore di zolfo (3,4%) e una gradazione API di 23°, cosa che lo rende molto denso e più costoso da raffinare a causa dell’aggiunta di un processo di desolforazione.

Tuttavia, nonostante questi rappresentino gli antipodi nello sterminato mercato petrolifero, ricordiamo che vi sono innumerevoli tipi di petrolio di qualità intermedia di cui vogliamo accennare i nomi per completezza: Dubai, Oman, Urals (Russia), Iran Light, Bonny (Nigeria), Tapis (Malesia), Es Sider (Libia).

Cosa influenza il prezzo del petrolio

Le quotazioni del greggio sono influenzate principalmente dall’andamento macroeconomico globale. Una crescita sostenuta dell’economia aumenta la domanda di greggio (e dei suoi sottoprodotti) mentre un rallentamento economico influisce sul prezzo in modo negativo in quanto si prevede un calo della domanda aggregata rispetto all’offerta esistente sul mercato.

Altri fattori da cui dipende il prezzo del greggio sono le decisioni prese nelle riunioni dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) che raggruppa ben 13 paesi membri (più altri 11 membri nell’OPEC+) e influisce pesantemente sui prezzi grazie alla capacità di aumentare o diminuire la produzione in funzione delle dinamiche macroeconomiche.

In conclusione, le quotazioni possono variare anche sulla scia degli eventi geopolitici come guerre, interruzioni delle forniture o danni a raffinerie e pozzi di perforazione che possono momentaneamente contrarre l’offerta disponibile sul mercato in relazione alla domanda esistente.

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