Petrolio, debole rimbalzo delle quotazioni che oscillano attorno a 100 dollari

I timori di una recessione

Nella giornata di ieri i prezzi del greggio sono crollati dopo la pubblicazione dei dati S&P Global PMI che hanno allarmato gli investitori sui timori di una possibile recessione. Il Brent è sceso del 9,5% fermandosi a $102, il minimo da inizio maggio, mentre il West Texas Intermediate è crollato dell’8,2% sotto i $100 al barile, toccando i $99,50.

La reazione sembra essere stata innescata da un calo dei listini azionari che ha contagiato anche il mercato delle commodities. Infatti, anche i prezzi delle altre materie prime sono scesi, con quelli del rame che hanno registrato un calo di oltre il 5%.

Nonostante i mercati stiano ormai scontando gli effetti di una recessione, la disparità tra domanda e offerta sul mercato del greggio rimane forte. La produzione aggregata rimane ancora troppo bassa nonostante i continui richiami all’OPEC per aumentare le quote di produzione, che tuttavia non possono crescere prima di almeno 6 mesi.

Infatti, il problema dal lato dell’offerta non riguarda solo la maggiore produzione derivante dall’estrazione dai pozzi petroliferi ma anche dalla limitata capacità di raffinazione degli impianti, già al massimo della loro portata.

Dunque, le paure di una recessione - soprattutto in Europa - stanno facendo perdere terreno ai prezzi del Brent che dai massimi di giugno è sceso di circa $20 dollari.

Non solo domanda e offerta

Tuttavia, non sono solo le paure di un rallentamento economico a fare pressione sul volatile mercato petrolifero. Anche la notizia di uno sciopero dei lavoratori del settore in Norvegia ha accelerato le quotazioni del greggio in quanto, il ritardo nell’upstream potrebbe rischiare di tagliare ulteriormente la produzione di 89.000 barili di petrolio al giorno.

Nonostante ciò, ora l’allarme è rientrato e le autorità hanno posto fine alle sommosse lavorative, ma i dati sulle pressioni inflazionistiche di giugno nella Corea del Sud (+6% a/a) - ai massimi da 24 anni - hanno creato altri timori di un rallentamento della domanda nel breve termine.

Le previsioni fondamentali

Il calo di ieri è stato in parte guidato dai timori eccessivi di un rallentamento imminente. Infatti, i fondamentali del mercato petrolifero rimangono stabili con un gap tra domanda e offerta aggregata che non può essere sanato nel breve periodo date le costrizioni fisiche e geopolitiche imposte alla produzione.

Le stime sui prezzi futuri variano enormemente; dai più pessimisti (JP Morgan) che prevede il greggio a $380 nel caso di una riduzione delle importazioni russe, ai più ottimisti (Citigroup) che si aspettano i prezzi dell’oro nero in calo a $65 nel caso di una recessione.

Le prospettive grafiche di breve

Oggi il rimbalzo dei prezzi si è fermato a quota 102 dollari al barile per poi tornare a oscillare attorno alla soglia dei 100 dollari al barile. Le prospettive grafiche di medio/breve sono ribassiste. L'eventuale break-out ribassista del supporto a 97,43 attiverebbe le pressioni negative gettando le basi per un ulteriore flessione verso target short a 96. Segnali contrari solamente sopra i 102 per un possibile recupero verso la resistenza a 104,56, bottom del primo luglio.

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