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PIL USA nel secondo trimestre in miglioramento al -0,6% t/t

Il dato finale è risultato migliore delle stime preliminari che avevano previsto un calo maggiore pari al -1,6%. Anche i dati sul lavoro rimangono incoraggianti.

Fonte: Bloomberg

I risultati

Il Dipartimento del Commercio Statunitense ha comunicato il dato finale sul PIL statunitense relativo al secondo trimestre 2022. Su base trimestrale, il valore è risultato al -0,6%, in linea con le attese del consensus e in miglioramento rispetto al dato preliminare che indicava un -1,6%.

Nonostante ciò, l’economia statunitense continua a rimanere sotto pressione e rimane in una formale recessione tecnica, ovvero due trimestri consecutivi di crescita economica negativa, con il dato relativo al primo trimestre che era risultato negativo dell’1,6%.

Anche le spese reali dei consumatori sono state riviste al rialzo al +2% rispetto al precedente valore fermo al +1,8%, mentre i profitti delle imprese sono in aumento al +6,2% anche se sono in calo rispetto alle attese che si aspettavano un valore del +9,1%. Il dato precedente era fermo al -4,9%.

Infine, il PCE Price Index, che fornisce una stima sulla misura dell’inflazione e viene tenuto in alta considerazione dalla Federal Reserve perché può aiutare a valutare il futuro andamento dei prezzi, è aumentato al +7,3% rispetto al +7,1% del trimestre precedente.

I dati sul lavoro, invece, continuano a dimostrarsi positivi. Le richieste continuative di sussidi di disoccupazione, che indicano l’attuale numero di disoccupati e chi attualmente continua a ricevere sussidi entro una finestra di due settimane, sono diminuite a 1347K, in calo rispetto alle previsioni ferme a 1388K.

Mentre le richieste iniziali di disoccupazione, che al contrario delle precedenti misurano una nuova ed emergente disoccupazione, sono risultate anch’esse in calo a 193K contro le previsioni che si attendevano un dato fermo a 215K.

Tutto ciò dimostra che il mercato del lavoro statunitense rimane molto forte con i consumatori che continuano ad incrementare la loro propensione al consumo e le aziende che non smettono di assumere nuovo personale.

Le previsioni

Dunque, alla luce dei dati sul lavoro in continuo miglioramento, ci aspettiamo che l’inflazione statunitense continui a rimanere su livelli elevati anche nel breve/medio periodo e che non accennerà a diminuire - nonostante la leggera flessione registrata negli ultimi due mesi.

Infatti, al contrario dell’inflazione presente nel Vecchio Continente che rappresenta uno shock dal lato dell’offerta, quella statunitense è un’inflazione anche da domanda che potrà rallentare solo con una diminuzione dell’attività economica.

L’indice dei prezzi al consumo potrebbe quindi tornare ad avvicinarsi intorno al livello registrato a giugno del +9,1% a/a, massimo da quarant’anni.

Inoltre, questi dati stanno ad indicare che l’economia statunitense potrà sopportare ulteriori rialzi dei tassi di interesse nel medio periodo, confermando la linea aggressiva della Federal Reserve e dei suoi membri che hanno dimostrato un atteggiamento particolarmente “hawkish” che porterà il livello dei tassi di interesse entro la fine dell’anno - indicativamente - al 4,5%.

Dunque, continuerà la linea dura della banca centrale statunitense che privilegerà la stabilità dei prezzi a discapito della crescita economica e del mercato del lavoro, previsti in decisa contrazione nel primo trimestre 2023.

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