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Preview BoJ, Inflazione Giappone in crescita al +3% a/a

La pubblicazione dei dati sull’inflazione giapponese non farà cambiare idea al governatore della BoJ Kuroda che intende mantenere una politica monetaria ultra-espansiva nonostante le pressioni rialziste sul cambio USD/JPY.

Fonte: Bloomberg

I risultati

Questa mattina sono stati pubblicati i dati sulle pressioni inflazionistiche relative ad agosto nel Paese del Sol Levante che hanno mostrato un’accelerazione al +3% anno su anno rispetto al valore precedente fermo al +2,6% a/a. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto del +0,4% (+0,5% a luglio).

Il dato sull’inflazione Core (che nel calcolo giapponese esclude solo il paniere del cibo fresco) ha toccato il +2,8% a/a, maggiore delle previsioni ferme al +2,7% a/a e del valore di luglio al +2,4% a/a.

Anche l’inflazione Core-Core (che invece esclude sia il paniere del cibo fresco che quello degli energetici) è cresciuta al +1,6% a/a, in aumento rispetto al dato di luglio fermo al +1,2% a/a.

Le pressioni inflazionistiche in Giappone hanno dunque toccato il livello più alto da 8 anni e sostano per il quinto mese consecutivo sopra il target ottimale del +2% a/a fissato dalla Bank of Japan. Parte dell’aumento dell’inflazione è infatti dovuto alla debolezza dello yen che “importa” la crescita dei prezzi così come all’incremento nelle quotazioni delle materie prime industriali ed energetiche di cui il Giappone è un grande importatore.

Ad agosto le statistiche hanno mostrato che i prezzi dei beni sono cresciuti del +5,7% a/a mentre i prezzi nel settore dei servizi sono saliti solo del +0,2% a/a. I decisori politici sperano dunque che il settore terziario nipponico possa spingere al rialzo i prezzi dei propri servizi compensando il costo con una crescita dei salari.

Nonostante ciò, l’inflazione in Giappone rimane a livelli tutto sommato accomodanti rispetto alle altre economie occidentali che al contrario sperimentano una crescita dei prezzi al consumo vicina alla doppia cifra su base annuale.

L’economia nipponica resta quindi in buona forma visto che il PIL ha mostrato una crescita nel secondo trimestre, annualizzata, del +3,5%, anche se una ripresa dei contagi da Covid-19, i ritardi negli approvvigionamenti e la crescita dei prezzi delle materie prime potrebbero porre ulteriori ostacoli nei mesi a venire.

Previsioni BoJ

Nonostante la crescita dell’indice dei prezzi al consumo e la svalutazione continua dello yen la Bank of Japan non sembra intenzionata a variare il programma della sua politica monetaria ultra-espansiva.

Attualmente crediamo che giovedì la BoJ continuerà a mantenere il proprio tasso di riferimento al livello del -0,1% così da stimolare la crescita della propria economia che proviene da quasi un decennio di pericolose spinte deflazionistiche.

Inoltre, domani la decisione della Federal Reserve, che molto probabilmente aumenterà i tassi di interesse di 75 punti base, potrebbe ulteriormente aumentare lo spread tra i titoli di stato statunitensi e giapponesi e incrementare le divergenze tra le due politiche monetarie, praticamente agli antipodi.

Gli effetti sullo yen

Se le nostre previsioni dovessero essere confermate ci aspetteremmo un ulteriore slittamento dello yen nei confronti del super-dollaro che al momento non teme confronti con nessun’altra valuta grazie al supporto della sua banca centrale.

Il cambio USD/JPY (大口) potrebbe dunque salire fino alla prima resistenza di breve periodo, testata il 14 settembre, e posta a 145. Tuttavia, non escludiamo ulteriori rialzi di breve periodo nel caso di un aumento dei tassi FED da 100 punti base che potrebbe portare la coppia USD/JPY (大口) a ridosso della soglia psicologica di 150.

In conclusione, siamo fortemente rialzisti sul cambio USD/JPY (大口) a causa della politica monetaria della FED - che rafforzerà ancora di più il dollaro - e per l’atteggiamento della BoJ che non sembra ancora intenzionata ad intervenire per frenare la svalutazione del JPY variando la sua politica monetaria.

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