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Preview FED: previsti 75 punti base per la riunione di mercoledì

Il 2 novembre la FED dovrà decidere sull’intensità del rialzo dei tassi di interesse. Ci si aspetta un aumento da 75 punti base ma una guidance accomodante potrebbe creare le condizioni per un mini-rally sui mercati.

Fonte: Bloomberg

Il caso

Il prossimo 2 novembre la Federal Reserve dovrà decidere riguardo alla sua politica monetaria con il mercato che, secondo un sondaggio Reuters, stima ormai al 100% un aumento da 75 punti base (il quarto consecutivo di questa intensità) che porterebbe il livello dei tassi dal 3%-3,25% attuale fino alla forchetta compresa tra il 3,75% e il 4%.

A supporto di ciò vi sono i risultati di un sondaggio di MLIV Pulse (Bloomberg) che mostra come circa la metà delle 250 risposte ricevute sostiene di aver comprato dollari in previsione della riunione della FED mentre il 78% di essi si aspetta che i rendimenti dei titoli di stato statunitensi saliranno.

Questo riflette la fiducia del mercato verso le parole del Presidente Jerome Powell che si è dimostrato fermamente convinto nel combattere le pressioni inflazionistiche (ai massimi da 40 anni al +8,2% nel mese di settembre) e a riportare la stabilità dei prezzi anche a costo di un calo della crescita economica e di un aumento della disoccupazione.

Di conseguenza, la maggioranza degli investitori si aspetta che mercoledì il FOMC resti coerente con il programma di rialzi annunciato negli scorsi mesi che porterà - indicativamente - il costo del denaro sopra il livello del 4,25% entro la fine dell’anno.

Per il medio termine, invece, il consensus ritiene che nelle prime due riunioni del 2023 la FED alzerà i tassi di 25 punti base per arrivare quindi ad un livello superiore al 5% nel mese di marzo 2023.

Tuttavia, non mancano le speculazioni di chi si aspetta un “raffreddamento” dei toni da parte della banca centrale statunitense. In particolare, gli interventi da parte di alcuni membri della Federal Reserve (Mary Daly e Christopher Waller) riguardo al calmieramento del livello dei tassi di interesse nelle prossime riunioni sta fomentando le speranze di chi si aspetta che la FED potrebbe effettivamente mostrare dei segnali da “colomba” il prossimo 2 novembre.

Se questo dovesse accadere ci aspetteremmo un forte rimbalzo sui listini azionari.

Infatti, sulla scia di questo, è da notare che anche altre banche centrali intorno al mondo hanno rallentato l’intensità dei propri rialzi. La settimana scorsa la BoC (Bank of Canada) ha alzato i tassi di 50 punti base (75 previsti) mentre lo scorso 4 ottobre la RBA (Reserve Bank of Australia) ha incrementato il suo tasso di riferimento di 25 punti base (attesi 50 punti base).

Dunque, anche se un rialzo di 50 punti base in questa riunione sembra fuori luogo, alcuni credono che la FED potrebbe alzare i tassi dello 0,50% nella prossima riunione di dicembre.

Infatti, secondo queste "colombe", non sono mancati forti segnali che indicano un più ampio raffreddamento nell’intensità degli aumenti da parte di altri istituti monetari, principalmente in risposta al forte deterioramento dei fondamentali macroeconomici.

Tuttavia, bisogna ricordare che la Federal Reserve ha un ruolo primario a livello globale ed è una sorta di “guida” per gli altri istituti monetari. Di conseguenza difficilmente si farà influenzare da altri soggetti riguardo ad una materia così delicata come la propria politica monetaria.

Nonostante ciò, i dati che Powell terrà sotto controllo saranno sicuramente quelli relativi ai Non-Farm Payrolls (in uscita venerdì 4 novembre) e quelli sull’inflazione di ottobre (in pubblicazione il 10 di novembre), gli unici fattori che a nostro parere potrebbero determinare un decisivo cambio di strategia nel medio termine.

Le previsioni

In conclusione, crediamo che la banca centrale statunitense continuerà a mantenere una linea aggressiva anche nella riunione di mercoledì 2 novembre con un aumento dei tassi di interesse di 75 punti base fino al livello del 3,75%-4%.

Tuttavia, ci sarà molta attesa per le parole di Powell durante la conferenza post-riunione in cui quest’ultimo potrebbe lasciare intendere un atteggiamento di parziale calmieramento dei tassi per quanto riguarda il meeting di dicembre (50 punti base).

Nonostante ciò, le parole del Presidente della FED si dovranno scontrare con la realtà dei dati macroeconomici dei prossimi mesi (in particolare inflazione e disoccupazione) che potranno confermare o meno le congetture di oggi.

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