Prezzo barile in calo, settore oil a Milano in lenta ripresa
Azioni Eni, Saipem e Tenaris in recupero dopo avvio al di sotto della parità. Petrolio in calo, prezzo in rialzo stabile solo nella seconda metà dell’anno
Il prezzo del barile fatica ancora a riprendere quota, dopo il calo con cui i principali benchmark globali hanno chiuso la scorsa settimana. Se venerdì le quotazioni sono arrivate a perdere il 2,64%, arrivando a un minimo di 51,88 dollari al barile, il Wti, e il 2,84% (54,65 dollari la barile), il Brent, l’avvio della settimana prosegue sulla falsariga delle ultime perdite: il Brent viaggia sui 55 dollari (-0,88%) mentre il Wti viene scambiato per 52,32 dollari (-0,08%).
Le prospettive per il 2021
Già la settimana scorsa il report nel breve termine sul mercato dell’energia stilato dall’Eia (Energy Information Administration) lasciava intravedere segnali positivi per la ripresa della domanda nei prossimi mesi.
Secondo l’autorità energetica, entro i 2021 il prezzo del barile potrebbe tornare intorno ai 53 dollari di media (l’Eia prende in riferimento l’andamento del Brent), contro i 42 dollari dell’anno che si è appena concluso.
Ma, tra le previsioni, quella dell’Eia è la più pessimistica. Andando avanti nel tempo, Goldman Sachs prevede che un barile di Brent potrà arrivare a costare in media fino a 65 dollari nel 2021. Come mai? Secondo la banca d’affari statunitense, l’aumento del prezzo è legato allo sforzo aggiuntivo da parte dell’Arabia Saudita per tagliare la propria produzione di greggio ulteriormente rispetto a quanto concordato nella riunione dell’Opec+ che si è tenuta all’inizio del mese.
Leggermente più prosaica resta ANZ Bank, che prospetta un barile di Brent a 60 dollari di media nella seconda metà dell’anno. Anche in questo caso, la discriminante per il prezzo del petrolio è l’Arabia Saudita e il suo ruolo all’interno della strategia coordinata per il taglio alla produzione.
“La mossa dell’Arabia Saudita di tagliare la produzione di un milione di barili al giorno ha stabilizzato il mercato del petrolio nell’ambito di un rischio dell’attuale debolezza della domanda”, spiegano gli analisti si ANZ. “Il traffico aereo resta contenuto, mentre la domanda di carburante per il trasporto su gomma sta tornando a scendere”.
D’altra parte, per gli esperti di ANZ Bank restano comunque rischi di ridimensionamento della domanda nel breve termine, soprattutto in considerazione dell’andamento della pandemia di covid-19 – l’avvio della campagna di vaccinazione non aiuta i mercati a mostrarsi ottimisti davanti alle notizie delle nuove varianti in circolazione, più contagiose, e dei nuovi focolai che negli ultimi giorni sono scoppiati anche in Cina, dove la pandemia sembrava ormai sotto controllo.
Quali ripercussioni sul Ftse Mib?
Sull’indice di Milano la fluttuazione del prezzo del petrolio non ha inciso tropo sulle quotazioni dei titoli oil. Dopo un avvio al di sotto della parità i principali titoli energetici tornano a guadagnare, spinti anche dalla ripresa di quota di Piazza Affari – a metà seduta, l’indice Mib si lascai alle spalle le perdite con cui ha avviato la settimana e avanza dello 0,23%.
Alle 13:28 le azioni Eni avanzano dunque dello 0,43%, a 8,87 euro l’una; bene anche le Tenaris, a +0,85%, le Saipem, a +0,56%.
Senza spostarsi dal comparto energetico, rileva invece il tonfo di Snam, principale utility del gas in tutta Europa, che perde il 2,30% dopo il forte calo nel prezzo del gas naturale, che perde oltre il 4,75% oggi.
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