Prezzo del petrolio in caduta libera: Wti a maggio scende a 10 dollari al barile
I siti di stoccaggio sono sempre più saturi e il barile raggiunge minimi che non si vedevano da 30 anni, dopo il calo record della domanda
Non è bastato l’accordo per la riduzione della produzione di petrolio del 10 aprile: 9,7 milioni di barili di greggio in meno ogni giorno, per almeno tre mesi, e continui tagli fino a 2021 concordati non solo in seno all’Opec+ ma con il consenso anche degli Usa. Per quanto ognuno dei suddetti aspetti sia di portata storica, comunque stanotte il Wti è sceso in picchiata, sotto gli 11 dollari al barile.
Cosa sta succedendo al prezzo del petrolio?
Il prezzo fa riferimento ai futures in scadenza a maggio (quando per altro i paesi produttori daranno il via ai tagli stabiliti): il Wti ha raggiunto un minimo di 10 dollari al barile, in calo del 42%, mentre il Brent regge intorno a 27,64 dollari al barile. Ribassi notevoli, ma più contenuti, anche per i contratti in scadenza a giugno, quando Wti quota a 22,7 dollari al barile, -9%, mentre per la scadenza di luglio si prevede un ritorno a 28 dollari al barile, un calo del 5%.
Il crollo dei contratti in consegna a maggio, che scadono proprio domani, si spiega con la crisi di stoccaggio e il fatto che le misure di lockdown siano ancora per lo più in vigore – e, dunque, la domanda sia ai minimi. “C’è ancora tantissimo greggio al momento in viaggio verso raffinerie che non ne hanno bisogno”, spiegano gli analisti. Soprattutto le riserve strategiche Usa sarebbero infatti ormai vicine al punto di saturazione.
Come è arrivato il petrolio a questi minimi?
A spingere al ribasso il prezzo del petrolio è una concatenazione del calo della domanda causato dalla pandemia di coronavirus, con la conseguente riduzione netta dei trasporti (i primi collegamenti ad essere bloccati, già a gennaio, sono stati quelli aerei), che si è unita alla guerra dei prezzi scatenata tra Russia e Arabia Saudita a inizio marzo, quando Mosca rifiutò di aderire a tagli alla produzione per 1,5 milioni di barili al giorno.
Da allora, le due superpotenze hanno iniziato una “guerra al ribasso”, aumentando la produzione – Riad avrebbe chiesto alla compagnia petrolifera del Regno, Saudi Aramco, di arrivare a estrarre fino a 13 milioni di barili al giorno.
La conclusione sembrava essere arrivata quando, il 10 aprile, le grandi potenze produttrici di greggio si sono riunite nel G20 Energia, dove sono stati decretati i suddetti tagli per 9,7 milioni di barili al giorno. Eppure, non è bastato a sollevare le sorti del barile.
Dati sempre più preoccupanti
Nei giorni seguenti è stato chiaro che anche un taglio di tale portata storica non sarebbe stato sufficiente. La settimana scorsa l’Eia (Energy Information Authority) ha annunciato, nel suo report mensile, un sostanziale crollo della domanda di petrolio nel 2020 pari a circa 9,3 milioni di barili al giorno rispetto all’anno scorso.
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