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Prezzo del petrolio in leggero rialzo alla vigilia dell’incontro Opec+

Il greggio torna a salire, mentre il mercato delle materie prime guarda alla riunione di domani: quanto è probabile la fine delle guerra dei prezzi?

Trivella petrolio Fonte: Bloomberg

Leggero rialzo per il prezzo del petrolio a poche ore dall’incontro tra i principali produttori petroliferi, da cui potrebbe dipendere una decisa risalita (sebbene i livelli pre-Covid siano ormai difficilmente raggiungibili).

L’incontro, che avrebbe dovuto tenersi lunedì e invece è slittato a domani, nella migliore delle ipotesi potrebbe concludersi con un accordo tra Russia e Arabia Saudita in base al quale la produzione petrolifera globale potrebbe venir ridotta di circa 10-15 milioni di barili al giorno.

D’altra parte, la cifra (proposta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump in un tentativo di intermediazione tra le due potenze) è ancora tutta da confermare, come per altro le intenzioni di Mosca e Riad.

Quali sono le variabili in gioco?

Anzitutto, lo stesso ruolo degli Stati Uniti non è scevro di perplessità. Nonostante Trump abbia invocato ulteriori tagli alla produzione (e ben più ingenti di quelli di cui si parlava in sede Opec+ all’inizio di marzo, quando la proposta dell’Arabia Saudita di aumentare i tagli di ulteriori 1,5 milioni di barili giornalieri causò la rottura con la Russia, portando il prezzo del greggio al limite dei 20 dollari al barile), l’idea di ridurre la produzione mondiale a partire dallo shale statunitense non è mai stata presa in considerazione – non solo: Trump ha anche minacciato dazi alle importazioni di petrolio, qualora il resto dei paesi produttori non sia in grado di raggiungere un compromesso.

Il ruolo degli Usa

D’altra parte, alla vigilia dell’incontro l’Arabia Saudita ha specificato che eventuali tagli alla produzione dovranno essere concordati con gli altri produttori di greggio al di fuori dell’Opec – un invito rivolto agli Usa, primi al mondo per estrazione di greggio. Trump invece resta inamovibile: la produzione di petrolio statunitense sta già calando naturalmente, anche e soprattutto in conseguenza alla crisi coronavirus. Intanto però proprio oggi l’Eia (Energy information administration) ha pubblicato il dato settimanale sulle scorte di petrolio negli Usa: gli analisti avevano calcolato riserve per 13,834 milioni di barili negli Usa, invece il dato ha confermato un rialzo, a 15,177 milioni.

In ogni caso, gli Stati Uniti non presenzieranno alla riunione di domani. Piuttosto, la Casa Bianca guarda con alte aspettative alla riunione del G20 programmata per venerdì.

Le casse di Riad

D’altra parte, che la guerra dei prezzi non sarebbe stata a lungo sostenibile è stato chiaro già dalle prime settimane di grandi ribassi sul prezzo del greggio. Per quanto poco Riad possa permettersi di chiedere per un barile di petrolio, i rischi riguardano la platea di acquirenti a cui potersi rivolgere: dopo aver commissionato alla compagnia petrolifera di bandiera, Saudi Aramco, un incremento della produzione fino a 12 milioni di barili al giorno e aver messo sul mercato anche 300 mila barili al giorno provenienti dalle scorte, l'offerta rischia ora di saturare il mercato ogni giorno di più.

Non solo: ad essere a rischio è anche il valore della stessa Saudi Aramco, quotata sulla Borsa di Riad dallo scorso autunno e le cui quotazioni sono in mano al 20% della popolazione del regno saudita. Il rovescio della medaglia, dunque, sfocia anche nell’ambito politico della mossa di Riad.

I limiti della Russia

Infine c’è la Russia, che ha dato il via all’intera spirale ribassista abbandonando il tavolo delle trattative, durante l’ultima riunione dell’Opec+, il 5 marzo. D’altra parte, Mosca aveva chiarito fin da subito di non essere d’accordo all’incremento dei tagli di 1,5 milioni di barili al giorno (il che pone non pochi dubbi sul fatto che, ora, sia disposta ad accettarne persino di superiori, pur di arrivare a una riduzione totale fino a 15 milioni di barili giornalieri).

Eppure, ulteriori ribassi del greggio potrebbero arrivare al punto in cui per la Russia, che prende in considerazione per l’equilibrio del proprio budget annuale un prezzo del barile non inferiore a 40 dollari, l’attuale guerra dei prezzi possa non essere più sostenibile.

A quanto viaggia ora il prezzo del petrolio?

Nelle ultime ore il prezzo del Wti ha subito un notevole rialzo di circa il 3,93%, arrivando a quota 27,80 dollari al barile, mentre il Brent viaggia a 32,91 dollari/b.

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