Prezzo del petrolio in rialzo, leader Ue concordano azione per garantire cessate il fuoco in Libia
Il vertice di ieri a Berlino si è concluso con poco di concreto, salvo l’embargo di armi e sanzioni per chi non lo rispetta. Intanto salgono le quotazioni del petrolio dopo l’attacco delle milizie di Haftar in Tripolitania
Mentre ieri, a Berlino, i leader mondiali si sono riuniti per cercare un compromesso sulla questione libica, continuavano gli attacchi alle basi petrolifere in Tripolitania.
Durante il summit di ieri, i leader di 11 paesi hanno provato ad accordarsi su una soluzione congiunta per la fine delle violenze in Libia. È stato disposto un embargo sulle armi, con sanzioni per chi dovesse violarlo, oltre a considerare l’ipotesi di mandare forze militari per garantire il mantenimento del cessate il fuoco.
Chi ha partecipato all’incontro?
Grandi assenti al tavolo delle negoziazioni tuttavia erano proprio le due parti in causa: il generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, e Fayez al-Sarraj, leader del governo di Tripoli – ufficialmente riconosciuto dalla maggior parte della comunità internazionale. I due sono entrambi atterrati a Berlino, rifiutando però di incontrarsi. I leader hanno comunque raggiunto un accordo che prevede la nomina di una commissione composta da 10 membri, cinque nominati da Haftar e cinque da Sarraj, che andranno a formare un comitato di monitoraggio della tregua. Sia la cancelliera tedesca Angela Merkel che il ministro degli Esteri del suo governo, Heiko Maas, hanno parlato in separata sede con ciascuno dei due, sondando il terreno per portare avanti i colloqui.
Tra gli altri paesi che hanno partecipato spiccano Francia, Egitto e Russia, tutti governi schierati più o meno apertamente dalla parte del generale Haftar; ma sono intervenuti anche Emirati Arabi, Italia, Regno Unito, Turchia e Stati Uniti, oltre al segretario generale dell’Onu Antònio Guterres.
Quali sono le prospettive per la Libia?
Si tratta della conferenza sulla Libia a più ampio raggio degli ultimi anni. Rilevante anche la partecipazione del segretario di stato Usa Mike Pompeo, che finora ha sempre mantenuto un basso profilo sullo scenario libico.
L’intento era quello di raggiungere un’intesa sul cessate il fuoco, rivolgendosi in particolare alle nazioni (Egitto, Turchia, ma anche Russia ed Emirati Arabi) che stanno finanziando o mandando truppe a rafforzare i due schieramenti. Il summit si è concluso con poca concretezza, ma in compenso i rappresentanti di alcuni dei governi presenti (Regno Unito, ma anche l’Italia) abbiano dichiarato che sarebbero disposti ad inviare (o rafforzare, nel caso dell’Italia) i propri contingenti in Libia, sotto l’egida dell’Onu, per monitorare il processo di pace.
L’intento di Angela Merkel nel convocare il summit era quello di evitare che la Libia si trasformasse in un campo di battaglia per gli stati che parteggiano per una fazione o per l’altra. “Dobbiamo assicurarci che la Libia non diventi una seconda Siria”, ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. Quest’ultimo si è anche posto come intermediario tra i due leader libici, nel tentativo di favorire un confronto.
A Berlino è stata avanzata la proposta di una Libia riunificata, demilitarizzata e con risorse di gas e petrolio equamente distribuite. Restano comunque questioni aperte: nel frattempo infatti la Turchia ha segnato un memorandum of understanding con Tripoli per la continuazione dei diritti di esplorazioni ai fini energetici sul territorio libico.
La conferenza arriva dopo il fallimento della proposta di cessate il fuoco stilata da Russia e Turchia, che si era conclusa dei giorni scorsi con un nulla di fatto.
Perché il prezzo del petrolio sta salendo?
Nel frattempo, in Libia le forze militari di Haftar hanno attaccato un oleodotto, provocando la chiusura del giacimento petrolifero El-Shahara, il più grande della Tripolitania (320 mila barili al giorno) e anche di un secondo, quello di El-Feed (70 mila barili al giorno), nei pressi della città di Zawiya. L’attacco accadeva proprio nello stesso momento in cui i leader mondiali erano riuniti attorno al tavolo delle negoziazioni, a Berlino.
Dal momento dell’attacco il petrolio ha subito un notevole rialzo, arrivando a un massimo di 59,71 dollari al barile (Wti) e 65,43 dollari al barile (il Brent), salvo poi scendere e tornare ai livelli pre-attacco, in tarda mattinata: il Wti quota in questo momento a 58,77 USD/b, il Brent a 64,61.
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