Quotazioni petrolio in ribasso dopo pubblicazione scorte EIA
Forte oscillazione per il prezzo del barile dopo i dati contrastanti sulle scorte statunitensi. Prospettive sempre peggiori nel lungo termine, con il futuro che si prospetta più green
Le scorte secondo l’EIA
L’Amministrazione per le Informazioni sull’Energia statunitense (Energy Information Administration, EIA) ha pubblicato oggi, come ogni mercoledì, i dati sulle scorte del petrolio negli Usa. Il dato ha disatteso le stime degli analisti, che avevano previsto un sensibile abbassamento delle scorte a 1,649 milioni di barili (rispetto alla settimana precedente, quando erano stati 7,929 milioni): il totale si attesta infatti a 2,219 milioni di barili.
Scende dunque il prezzo del petrolio, a fronte di scorte superiori del previsto: il Wtisi assesta a quota 57,04 dollari al barile, perdendo il 0,26%, mentre il Brent registra un prezzo di 61,90 dollari al barile (per una variazione stabile intorno allo zero).
Negativi anche i dati sulle scorte di petrolio raffinato, misurato secondo i dati in arrivo dagli stabilimenti di Cushing, in Oklahoma: 1,229 milioni, mentre l’ultimo dato aveva misurato 1,71 milioni.
Le scorte secondo il report API
Intanto, l’Istituto Americano per il Petrolio (American Petroleum Institute, Api) ha rilasciato ieri l’ultimo report sulle scorte di petrolio al 7 novembre 2019.
Il report parla infatti di 500 mila barili in meno sulle scorte negli Stati Uniti, a fronte delle aspettative degli analisti che ne avevano stimati oltre un milione e 600 mila.
Perché l’andamento del petrolio sta fluttuando?
Tra i fattori che stanno influenzando il prezzo del petrolio risalta la dichiarazione di ieri rilasciata dal presidente dell’Opec, Mohammed Barkindo. Sembra infatti che la crescita della produzione statunitense potrebbe decelerare a partire dall’anno prossimo, a causa della diffusione di fonti di energia più competitive. Il report lascia comunque aperti anche scenari positivi, legati per lo più a una risoluzione dei principali nodi internazionali che stanno trascinando l’economia globale al ribasso - la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, che minaccia la crescita globale e, dunque, la domanda di petrolio, ma anche l’incertezza sulla Brexit e la stabilizzazione di importanti economie, come quella Giapponese.
Ma la situazione si fa sempre più fosca considerando soprattutto il lungo termine. L’Agenzia internazionale per l’Energia (International Energy Agency, Iea), un’anticipazione del World Energy Outlook annuale, ha infatti previsto una stagnazione del prezzo del petrolio intorno al 2030: secondo il report dell’agenzia infatti il risultato dell’implementazione di tecnologie elettriche sempre più efficienti porterà a un calo della domanda di greggio.
Le altre materie prime
Oltre ai dati sul petrolio, l’Eia sottolinea un aumento di 1,7 milioni di barili di gasolio, a fronte tuttavia di una diminuzione di gasolio distillato per 2,5 milioni di barili. Gli analisti avevano previsto una riduzione di 1,7 milioni di barili di gasolio e 1,6 milioni di distillati.
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