RBA alza i tassi ma AUD/USD crolla, scopri perché
La Reserve Bank of Australia ha aumentato il costo del denaro in linea con le attese portandolo ai massimi dal 2012 al 3,6%. Tuttavia, il cambio AUD/USD è affossato dalle vendite con la rottura del supporto significativo a 0,67.
La decisione
La RBA (Reserve Bank of Australia) ha deliberato in materia di politica monetaria alzando il suo tasso di interesse di riferimento (cash rate) di 25 punti base portandolo al 3,6%. La mossa della banca centrale australiana era stata ampiamente prevista dal mercato ma, sebbene sia stata interpretata come un atteggiamento “dovish”, risulta il decimo rialzo consecutivo dal maggio 2022.
Infatti, la preoccupazione principale rimangono le pressioni inflazionistiche che sono in salita su base annuale al +7,8%, massimo dal 1990, anche se molti credono che possano aver raggiunto il picco.
Il Governatore Lowe rimane convinto dell’efficacia delle azioni intraprese dalla RBA fino ad ora ma ha lasciato intendere che nella prossima riunione potrebbe esserci un pausa sui tassi.
Infatti, i dati macroeconomici indicano un rallentamento generalizzato dell’economia con un aumento della disoccupazione e con i salari che non sono cresciuti tanto da far temere la continuazione della spirale inflazionistica (su base annuale questi sono saliti nel quarto trimestre al +3,3%, massimo da dieci anni ma inferiori alle stime ferme al +3,5%).
Di conseguenza, il Consiglio Direttivo della RBA monitorerà attentamente la situazione macroeconomica globale in modo da cogliere altri spunti che potrebbero influenzare positivamente la sua politica monetaria.
Gli effetti sui mercati
Gli atteggiamenti da colomba da parte della RBA sono stati colti anche dal mercato che ha affossato l’aussie al momento della decisione. Il cambio AUD/USD scende di 17 pips fino al bottom di 0,6702 per poi attestarsi in area 0,6675 (-39 pips dal livello pre-decisione), minimo da due mesi.
Il consistente calo del dollaro australiano è stato dato dalle aspettative del mercato riguardo ad un possibile stop al rialzo dei tassi nella prossima riunione di aprile. Secondo gli operatori le attuali condizioni macroeconomiche non giustificano un continuo aumento del costo del denaro cosa che ha portato a vendere l’AUD per comprare la solidità data dallo USD.
Movimenti anche sul mercato obbligazionario con i rendimenti che sono scesi (acquisti sui titoli di stato) sulle aspettative di una pausa sui tassi più precoce.
Le previsioni
Le incognite sull’economia australiana rimangono ancora notevoli nonostante i fondamentali si stiano stabilizzando verso un deciso miglioramento. L’inflazione potrebbe aver raggiunto il picco e aver intrapreso un trend discendente aiutata anche dall’indebolimento della spesa dei consumatori, colpita dall’aumento record del costo del denaro.
Infatti, gli operatori ora si attendono un tasso terminale per la RBA in ribasso tra il 3,85% e il 4% rispetto al precedente 4,1% che potrebbe portare molta volatilità sul cambio AUD/USD in prossimità della prossima riunione di aprile.
Il Governatore Lowe rimane comunque convinto che gli effetti dei precedenti rialzi non sono ancora stati assorbiti completamente dall’economia reale cosa che potrebbe ulteriormente sostenere una pausa dei rialzi in attesa di un assestamento delle dinamiche interne all’economia australiana.
Dal nostro punto di vista, la Reserve Bank of Australia potrebbe interrompere il percorso di crescita dei tassi ad aprile in modo da constatare i reali effetti sull’economia e interpretare correttamente i futuri dati macroeconomici evitando un eccessivo deterioramento dei fondamentali.
Sul piano tecnico dopo la decisione della RBA si è evidenziata una sostenuta fase ribassista con un forte aumento della volatilità. In particolare, la rottura del significativo supporto in area 0,67 ha alimentato le posizioni degli operatori in questa direzione. A supporto del calo vi sono stati anche i segnali ribassisti delle medie mobili esponenziali a 20 e 100 periodi che ieri, nel grafico orario, avevano anticipato la tendenza al ribasso odierna.
Nel breve termine il calo potrebbe quindi ampliarsi fino a toccare il successivo livello fondamentale dato dal bottom del 20 dicembre scorso a 0,6629. Una continua pressione dei venditori potrebbe invece alimentare un ulteriore calo che potrebbe proseguire fino ad obiettivi short ipotizzabili a 0,6584, minimo del 21 novembre.
Nonostante ciò, l’evidenza di una breve risalita, data dalla fine del momentum ribassista, sarà generata dal break-out rialzista oltre la soglia di 0,6775, picco del 3 marzo, movimento questo che potrebbe mettere le basi per un più ampio recupero fino a 0,6855, bottom del 6 febbraio.
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