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Riforma del Meccanismo europeo di stabilità: cosa rischia l’Italia?

Salvini non ha mandato giù il piano di riforma del Mes e ha accusato Conte di alto tradimento. Ma cosa prevede nello specifico la bozza?

Bandiere europee Fonta: Bloomberg

La riforma del Meccanismo europeo di stabilità è pericolosa per l’Italia: per questo il leader della Lega, Matteo Salvini, nelle ultime ore ha duramente accusato il governo Conte di “tradimento”, dopo aver approvato tale misura senza che (a suo dire) venisse discussa in Parlamento.

L’accusa sarebbe quella di aver venduto “la nostra sovranità nazionale” a Bruxelles. Per Salvini, qualora il presidente del Consiglio Conte non sia in grado di spiegare come e quando tale accordo è stato firmato, sarebbe “alto tradimento”.

Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si è dichiarato contro le nuove misure, dopo averne discusso con il team di legali interno al Movimento 5 stelle, sostenendo che una ristrutturazione del debito non sarebbe sostenibile per il paese.

In realtà, una bozza della riforma era stata approvata dai ministri delle finanze europei a giugno, sotto il ministro dell’Economia Giovanni Tria, del governo Conte I. La bozza era stata resa pubblica in tutti gli stati dell’Eurozona e il premier Conte ha ricordato che l’accordo di riforma “è stato discusso in varie riunioni di maggioranza”. E, riferendosi a Salvini: “Il fatto che ne scopra solo adesso l'esistenza è molto grave”.

In ogni caso, il presidente del Consiglio sembrerebbe intenzionato a posporre l’entrata in vigore della riforma a dopo la prossima riunione dell’Eurogruppo (prevista per il 4 dicembre), in occasione della quale potrebbe proporre degli emendamenti.

Perché la riforma del Mes va a svantaggio dell’Italia?

la nuova riforma, disciplinata dalla bozza del Consiglio europeo di giugno, prevede (in caso di richiesta fondi) una valutazione sulla sostenibilità del debito: se dovesse risultare negativa, l’Esm (European Stability Mechanism, Esm) potrebbe intervenire con misure di ristrutturazione del debito. Tuttavia, proprio la ristrutturazione potrebbe comportare notevoli rischi per i paesi ad alto debito, primo fra tutti la perdita di credibilità.

Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, solo la settimana scorsa aveva dichiarato che un meccanismo per ristrutturare il debito potrebbe “innescare una spirale perversa di aspettative di default, che potrebbero finire per auto-avverarsi”.

Giampaolo Galli, economista del Partito Democratico, sottolinea tuttavia che proprio l’analisi di sostenibilità, strappata in sede di negoziazione anche grazie ai rappresentanti italiani, potrà evitare per i paesi che si rivolgono al Mes gli effetti di una ristrutturazione che, originariamente, era stata pensata come automatica e preventiva. “Se i nostri negoziatori non sono riusciti a ottenere di più, la responsabilità è tutta di Salvini e della premiata ditta Borghi&Bagnai”, ha dichiarato Galli.

Il ministro dell’Economia in carica, Roberto Gualtieri, sostiene invece che non vi sia niente di cui preoccuparsi. Proprio per dimostrare la sua posizione, il 27 novembre dovrà rispondere alle domande della commissione finanza del Senato.

Da dove nasce il Mes?

Nel 2010 si chiamava ancora Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria. Tale istituzione aveva come scopo quello di concedere prestiti e fornire assistenza finanziaria ai paesi della zona Euro, principalmente tramite l’emissione di titoli di debito. L’organo, nato all’indomani della crisi finanziaria, nel 2012 è sfociato nel Mes: il meccanismo europeo di stabilità, che si propone di porre in essere misure di sostegno ai paesi dall’alto debito pubblico, per salvare le economie più a rischio.

Le risorse del Mes possono essere messe a disposizione degli stati, che ne sono al tempo stesso azionisti, a patto che questi pongano in essere misure di risanamento economico seguendo parametri stabiliti dalla Commissione europea e dal Fondo monetario internazionale.

Lo scorso 7 novembre la riunione dell’Eurogruppo, presieduta da Mario Centeno, ha perfezionato la riforma del Mes, rendendo l’accordo praticamente pronto per essere approvato a dicembre dai governi riuniti al Consiglio europeo. Secondo i piani, da gennaio 2020 il testo sarebbe passato ai singoli Parlamenti nazionali.

L’opinione dell’analista

Secondo l’analista di IG, Filippo A. Diodovich, è una situazione particolarmente delicata che deve essere trattata con particolare cautela. Secondo Diodovich: “la valutazione di sostenibilità pone un faro ancora più forte verso il rapporto debito/PIL. Nonostante i diversi governi che continuano a succedersi il rapporto debito/PIL continua ad aumentare. Tutto il mondo politico deve considerare che il problema “debito” non puo’ continuare a essere rimandato ulteriormente”.

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