Riunione Federal Reserve: tagli dei tassi poco probabili, attese le dichiarazioni di Powell
L’ultima riunione dell’anno della banca centrale americana non riserva sorprese. Bene i segnali dai rendimenti sui Treasury
Sarà una conferenza stampa povera di sorprese quella che il presidente della Federal Reserve Jerome Powell terrà tra poche ore, a conclusione della riunione iniziata ieri del Fomc (Federal Open Market Committee).
Cosa deciderà la Fed sui tassi di interesse?
Le decisione più importante, quella sui tassi di interesse, in realtà è praticamente scontata. Dopo l’ultimo taglio, lo scorso 30 ottobre, che aveva abbassato il costo del denaro alla forbice 1,50-1,75%, non si prevedono infatti ulteriori modifiche.
I tagli operati a partire da luglio 2019 sono serviti alla Fed per preservare l’economia statunitense da eventuali scossoni. Si temevano infatti effetti collaterali di fattori come l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e, soprattutto, la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti – quest’ultima ormai ufficialmente causa di un rallentamento della crescita economica, secondo uno studio del Fondo monetario internazionale.
E sul mercato dei repo?
Più attenzione sul mercato dei repo. È molto probabile infatti che Powell confermerà l’intenzione della banca di mantenere alto il livello di liquidità sul mercato, oltre ai tassi sui movimenti overnight stabili.
Secondo indiscrezioni di un analista di Credit Swiss, è probabile anche l’annuncio di un nuovo ricorso a misure di quantitative easing, così da iniettare liquidità disponibile per gli istituti di credito Usa, insieme a operazioni repo overnight.
Come è andata l’economia Usa dall’ultima riunione della Fed?
Rilevano anche gli ultimi dati, più che positivi, sui nuovi posti di lavoro nel settore non agricolo. A novembre sono infatti stati creati negli Usa circa 266 mila nuovi posti di lavoro, invertendo il trend negativo che si era instaurato all’inizio dell’anno (quando l’Us Bureau of Labor Statistics ha calcolato un calo medio dell’impiego nei tre mesi da 245 mila nuovi posti registrati a gennaio a 135 mila di luglio). Ad oggi, il tasso di disoccupazione negli Usa è il più basso da 50 anni dopo che, a novembre, è sceso al 3,5%.
Venerdì uscirà anche il dato sulle vendite di novembre e le prospettive sono cautamente positive dopo che a ottobre, i mercati hanno assistito a un aumento dello 0,3% (a settembre, si era registrata una contrazione dello 0,1%, la prima in sette mesi).
Sono anche usciti i dati sul Pil Usa dell’ultimo trimestre, che ha registrato una crescita dall’1,9% al 2,1%.
Si tratta di dati positivi, dunque; tuttavia, il sentiment del mercato non riesce ancora a decollare, frenato soprattutto dall’incertezza della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti – che domenica potrebbe veder consumarsi l’ultima battaglia, con l’entrata in vigore di nuovi dazi. L’indice Pmi di novembre è in contrazione dello 0,2% rispetto a quello di ottobre, mentre l’indice sul settore dei servizi ha registrato un leggero rialzo, da 52,6 di settembre a 53,9 di novembre.
Come si muovono i rendimenti?
Un miglioramento della situazione economica è indicato anche dal livello dei rendimenti dei Treasury. Nelle ultime sei settimane infatti i rendimenti a 2 anni erano a 1,60% a ottobre, 1,65% a dicembre. Quelli a dieci anni erano a 1,77% a ottobre, sono aumentati a 1,83% a dicembre.
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