Stime PIL Eurozona nel secondo trimestre battono le previsioni

I risultati

Questa mattina l’Eurostat ha pubblicato la terza stima sul Prodotto Interno Lordo (PIL) del secondo trimestre 2022 relativo all’Eurozona e all’Unione Europea. Contro ogni previsione, i dati sono piuttosto incoraggianti e mostrano un aumento del PIL nell’Area Euro su base trimestrale del +0,8% contro delle attese di 0,6% e rispetto al + 0,5% del valore precedente.

Il PIL su base annuale è invece aumentato del +4,1% contro delle previsioni ferme al +3,9% a/a anche se è in contrazione rispetto al valore precedente del +5,4% a/a.

Anche il dato relativo all’intera Unione Europea ha sorpreso le attese con un valore su base trimestrale in aumento del +0,7% ma in lieve calo rispetto al +0,8% del primo trimestre 2022.

In particolare, la spesa finale domestica è aumentata dell’1,3% nell’Eurozona e del 1,2% nell’UE. Le esportazioni sono aumentate dell’1,3% nell’Area Euro e dell’1,4% nell’intera UE mentre le importazioni sono aumentate rispettivamente dell’1,8% e dell’1,9%.

L’ottimismo è fomentato anche dai dati sull’occupazione che hanno mostrato un incremento del +0,4%, su base trimestrale, sia per l’Eurozona che per l’intera UE. Tuttavia, il valore è in calo rispetto a quello del primo trimestre dove l’occupazione aveva toccato il +0,7% nell’Eurozona e il +0,5% nell’UE.

Al contrario, su base annuale, l’occupazione è aumentata del +2,7% nell’Area Euro e del +2,4% nell’UE, in leggero calo rispetto ai dati annuali relativi al primo trimestre (+3,1% nell’Area Euro e +2,9% nell’UE).

Le statistiche rilevate dall’Eurostat sono dunque in forte contrasto con le previsioni degli investitori, che si aspettavano dati peggiori, e che comunque restano ancora preoccupati per i timori di una forte contrazione economica nei prossimi mesi a causa degli effetti combinati dati dalla crisi energetica e dalle pressioni inflazionistiche.

Inoltre, un'altra fonte di preoccupazione è la riunione di domani della Banca Centrale Europea che dovrà decidere sui tassi di interesse. Il consensus stima, infatti, un aumento del costo del denaro di 75 punti base (il più alto rialzo dalla creazione della moneta unica) sulla scia della debolezza dell’euro e a causa dell’inflazione record nell’Eurozona (+9,1% a/a). Se ciò avvenisse potrebbe indebolire ulteriormente le prospettive di crescita delle già fiacche economie europee.

Le previsioni

Nonostante le stime ottimistiche, crediamo che il PIL dell’Area Euro e dell’Unione Europea possa subire un deciso calo nel prossimo trimestre a causa degli effetti della crisi energetica. Inoltre, riteniamo che la politica monetaria restrittiva della BCE non possa calmierare troppo le pressioni inflazionistiche che, al contrario, dipendono più dalle quotazioni delle materie prime (inflazione da costi).

In conclusione, l’outlook per il Vecchio Continente rimane pessimista con alcuni paesi come Germania e Italia che riteniamo tra i più vulnerabili.

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